Mutui, rate non pagate: la Campania è terza

Tasso variabile, in difficoltà le famiglie Prorogata la garanzia per le giovani coppie

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di Nando Santonastaso
Domenica 9 Luglio 2023, 09:02 - Ultimo agg. 16:44
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La buona notizia per le giovani coppie che decidono di comprare casa è che almeno fino al 30 settembre potranno contare sulla garanzia statale massina dell'80% sulla quota capitale dei mutui, scaduta il 30 giugno scorso e prorogata appunto di tre mesi. Ma che tiri un'aria pesante su chi il mutuo l'ha già contratto, soprattutto a tasso variabile e subito prima che finisse la lunga stagione dei tassi azzerati, è un dato di fatto. Gli aumenti del costo del denaro decisi dalla Bce per contrastare l'inflazione hanno messo nei guai almeno un milione di famiglie, in arretrato con il pagamento delle rate per complessivi 15 miliardi di euro (ma anche le banche, che quei prestiti li hanno erogati e che solo per 2 miliardi sono riconducibili a rate scadute che potrebbero essere ripagate anche se in ritardo). E se Lombardia e Lazio guidano la classifica delle regioni per importo complessivo (2,6 miliardi la prima, 2 miliardi la seconda), è la Campania a collocarsi al terzo posto (con circa 1,4 miliardi), davanti ad altre tre regioni del Mezzogiorno (Sicilia con 1,2 miliardi, Puglia e Basilicata, entrambe a quota 1 miliardo e 65 milioni).

I dati sono stati resi noti dalla Fabi, il più rappresentativo dei sindacati dei lavoratori bancari, rielaborando le statistiche di Banca d'Italia.

Ne è venuta fuori la fotografia di una situazione di difficoltà del Paese, in linea peraltro con l'allarme lanciato dal sistema delle imprese che teme di non riuscire a restituire le rate dei prestiti concordati con le banche. Allarme che proprio al Sud è suonato più forte come emerso dal rapporto regionale 2023 di Confindustria e Cerved. Come detto, la massa di debiti deteriorati e arrivata, a marzo scorso, a 14,9 miliardi, circa 2,5 in più di quella che la stessa Fabi, con il segretario nazionale Lando Maria Sileoni, aveva annunciato un anno fa.

Nel dettaglio, 5,7 miliardi corrispondono a sofferenze, ovvero, a clientela che non paghera piu; 7,1 miliardi si riferiscono a probabili inadempienze (credito bancario, cioè, che potrebbe diventare sofferenza); e circa 2 miliardi per rate "solo" scadute. Ancora più in profondità, 6,8 miliardi corrispondono a mutui per l'acquisto di abitazioni e nella loro composizione figurano 2,7 miliardi di sofferenze, 3,4 miliardi di inadempienze probabili, 621 milioni di rate scadute. Al credito al consumo sono riferiti invece altri 3,7 miliardi (1,2 miliardi di sofferenze, 1,4 miliardi di inadempienze probabili, 1 miliardo di rate scadute). Gli altri prestiti, come quelli personali richiesti senza specifica finalità, hanno prodotto 4,3 miliardi di deterioramento (1,7 miliardi di sofferenze, 2,2 miliardi di inadempienze probabili, 339 milioni di rate scadute).

Le difficolta delle famiglie riguardano soprattutto i mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall'aumento del costo del denaro portato dallo 0 al 4% in 11 mesi: questa categoria di prestiti immobiliari vale in totale circa 140 miliardi e rappresenta un terzo del totale di 425 miliardi erogati, in crescita di circa 50 miliardi rispetto a fine 2017 (+13,4%). Sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su un totale di 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento. Tra credito al consumo e prestiti personali, le banche hanno erogato 251,2 miliardi di euro di prestiti ai cittadini, in linea con i valori di fine 2017, ma in rallentamento rispetto alla tendenza degli ultimi mesi, segno dell'incidenza negativa dell'aumento dei tassi d'interesse. Non va peraltro dimenticato che già da fine 2022 si era notata una flessione della richiesta di mutui: «Negli ultimi 3 mesi del 2022 spiega MutuiOnline.it - le richieste di mutui avevano subito un calo del 15-20%».

Ma fino a che punto, allora, conviene allungare i mutui variabili come pure si è detto alla recente assemblea dell'Abi? Lo stesso Sileoni è molto prudente: «L'allungamento di un piano di rimborso di un mutuo a tasso variabile non è a costo zero per chi lo richiede. Occorre dire con chiarezza che qualsiasi decisione su iniziative delle banche per dare respiro alle famiglie deve essere presa senza ansia e soltanto dopo una adeguata valutazione», dice il sindacalista. E lo stesso presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, intervistato da Sky, è stato molto chiaro: «Chi affronta l'aumento delle rate dovrebbe porre il problema alla Banca per ridiscutere e rimodulare il mutuo o magari chiedere una surroga trasferendola a un'altra Banca».

L'Abi ricorda che il 63% dei sottoscrittori di mutui utilizza il tasso fisso e dunque lo sforzo delle banche per sostenere questo impegno è già molto forte. Potrebbe essere ancora più forte senza una rigida norma dell'autorità bancaria europea (Eba) che di fatto frena «le ristrutturazioni dei mutui di coloro che non sono in regola con i crediti», spiega ancora Patuelli. «Servirebbe invece una maggiore flessibilità contrattuale fra le banche e i titolari di mutui deteriorati, nel senso che se un deteriorato ha la possibilità di ritornare in Bonis, perché non sperimentare tutte le possibilità di allungamento, di cambiamento delle condizioni?».
 

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