La riforma è sul tavolo. E il confronto tra governo e sindacati sta per iniziare. Si partirà da due numeretti secchi: 62 e 41. Insieme fanno 103, ma è altamente probabile che il sistema quote scomparirà definitivamente con il prossimo anno, e la parola flessibilità sarà coniugata con uno solo dei due numeri a scelta del lavoratore. Martedì prossimo i sindacati sono stati convocati a Palazzo Chigi per l'avvio ufficiale della trattativa. Dopo il compromesso su quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) per il solo anno 2022 inserito nella legge di Bilancio in arrivo nelle aule parlamentari, c'è più tempo per trovare una soluzione sostenibile che metta insieme le richieste di Bruxelles che il governo ha tutta l'intenzione di esaudire così come da impegni, e quelle dei sindacati e di una parte dei partiti politici che non hanno alcuna voglia di tornare sic et simpliciter alla regole della riforma Fornero.
In teoria il governo non è contrario a concedere una maggiore flessibilità di uscita, anche partendo dai 62 anni di età oppure dai 41 anni di contributi versati. Ma Draghi ha già chiaramente detto quale sarebbe il prezzo da pagare: il conteggio dell'assegno pensionistico interamente con il metodo contributivo. La chiamano opzione tutti, perché di fatto sarebbe lo stesso meccanismo di opzione donna appena prorogato per il 2022 dal governo con gli attuali requisiti: un calcolo così penalizzante - in alcuni casi si arriva anche a un taglio a vita del 30% della pensione - che infatti non sono poi così tante le donne che vi hanno aderito.
Per i sindacati al momento opzione tutti non è da prendere in considerazione, proprio perché eccessivamente penalizzante dal punto di vista economico.
LE REAZIONI
Nel frattempo i sindacati hanno accolto con soddisfazione la convocazione a Palazzo Chigi. «Ottima notizia» dice il leader Cisl, Luigi Sbarra. «Ora bisogna riempire di contenuti il confronto, dando al sistema pensionistico sostenibilità sociale, flessibilità e inclusività, soprattutto per giovani e donne» aggiunge. «Non so quali spazi di discussione avremo, ma potremo dire le nostre proposte di riforma» è il commento del numero uno Cgil, Maurizio Landini. Tra queste - ricorda - c'è «la pensione di garanzia per i giovani all'interno del sistema contributivo». Tra i soggetti da tutelare maggiormente per la Uil ci sono anche le donne: la proposta è quella di considerare un anno di contributi per ogni figlio.