Caro Direttore,
nel nostro Paese c’è una questione sociale che oggi più che mai ne incrocia una economica. Gli effetti della pandemia, sommati alle pesanti ricadute della guerra sui prezzi energetici e alimentari, caricano su lavoratori, famiglie e imprese un macigno di almeno 80 miliardi nel 2022. Si somma una dinamica reddituale che procede a passo di gambero da decenni e che fredda ancora di più il mercato interno. Spezzare questa spirale è un dovere etico ed una priorità di crescita. Per riuscire non ci si può affidare alla demagogia: bisogna guardare ai dati reali e costruire insieme una nuova politica dei redditi. Per questo chiediamo al Governo di convocare nei prossimi giorni sindacati e mondo dell’impresa.
Quanto al piano strutturale, non è il salario minimo legale che ci porterà fuori dalle secche. Il tema del lavoro povero va affrontato con maggiori investimenti, relazioni industriali e contrattuali più efficaci, piena applicazione e maggiori verifiche sui contratti. Derive ideologiche e salari legali non porterebbero benefici: si rischierebbe invece di alimentare il sommerso, di strappare dai buoni contratti milioni di lavoratori e schiacciare i redditi medi verso il basso. Quello che va fatto – come afferma anche l’Europa –è estendere settore per settore il trattamento economico complessivo dei Ccnl maggiormente applicati. Contratti che, nel pubblico come nel privato, vanno rinnovati e innovati, con nuovi meccanismi di riallineamento all’inflazione reale.
Il tema è collegato a una politica occupazionale da rilanciare negli aspetti quantitativi e qualitativi, con riforme e investimenti rimandati da oltre vent’anni su formazione e politiche attive, politiche industriali ed energetiche, promozione all’innovazione e alla ricerca, consolidamento della dimensione e della struttura del nostro tessuto produttivo, sanità e pubblico impiego.
Oggi abbiamo la possibilità di costruire insieme questo percorso, iniziando dalla governance partecipata delle risorse nazionali ed europee, da vincolare a obiettivi sociali e occupazionali, di trasparenza e legalità. Dobbiamo redistribuire, cominciando dalla leva fiscale che richiede un alleggerimento sulle fasce medio- popolari del lavoro, delle pensioni e delle imprese che assumono stabilmente, formano, investono su sicurezza e applicano i contratti.
Gli assegni pensionistici vanno rivalutati e resi più pesanti anche con una riforma della previdenza che dia certezze ai giovani e introduca misure di flessibilità. Il governo riprenda subito il confronto politico per superare la legge Fornero.
Su questi temi va aperto un cantiere-sviluppo partecipato, verso un Patto sociale che faccia progredire il Paese nella coesione, dando prospettiva lunga a innovazioni e investimenti, garantisca stabilità al corso riformista favorendo anche il cammino di un’Europa unita. La Cisl è pronta.
*Segretario Generale Cisl