Neonato con due mamme: in ospedale
non si presenta il papà ma la partner

In aumento chi ricorre alla procreazione assistita (foto archivio)
In aumento chi ricorre alla procreazione assistita (foto archivio)
di Federica Cappellato
Mercoledì 2 Gennaio 2013, 14:29 - Ultimo agg. 3 Gennaio, 21:17
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PADOVA - Mamma & mamma. Quando, come da consolidato protocollo aziendale, alla puerpera e al suo beb sono stati stretti ai rispettivi polsi i braccialetti identificativi di riconoscimento, come sempre di fettucce personalizzate ne stata messa a disposizione una terza, solitamente considerata il "bracciale del pap". Ma, a sorpresa, in Clinica ostetrica si è presentata una donna, palesatasi come la compagna della neomamma: e il primario Giovanni Battista Nardelli ha dovuto rivedere le coordinate dell'organizzazione interna.



«Ormai non si può più ragionare in modo tradizionale - spiega - e da due mesi a questa parte il braccialetto del papà è diventato il bracciale del partner, per non offendere la sensibilità di nessuno». Sì perché la fecondazione eterologa (quando il seme o l'ovulo provengono da un soggetto esterno alla coppia, a differenza della fecondazione omologa quando il materiale biologico utilizzato in provetta appartiene alla coppia di genitori del nascituro, il quale presenterà quindi il loro patrimonio genetico) consente anche a persone dello stesso sesso di avere figli. Pratica vietata in Italia ma consentita all'estero, può creare "imbarazzi", come nel caso delle due "mamme" padovane.



Del resto sono sempre di più gli uomini e le donne che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita (Pma) che prevede utilizzo del materiale genetico "proprio" (in Italia) o che ricorre all'ovodonazione (fuori nazione). Il Centro Pma della Clinica ginecologica di Padova, nel 2012 di trattamenti ne ha effettuati 388 con 306 prelievi ovocitari e 267 trasferimenti embrionali. Il risultato: una gravidanza giunta a buon fine nel 20,5% del casi e un alto tasso di aborti spontanei. E per la prima volta dopo anni, a consuntivo, i nati in città sono sensibilmente diminuiti: tra Clinica e Divisione ostetrica i registri raccontano di 3.781 bebè venuti alla luce nel 2012 contro i 3.972 del 2011. Più folto il popolo dei maschietti (ieri al Nido i fiocchi erano per la stragrande maggioranza azzurri, compreso quello di Angelo Guiotto, figlio del consigliere comunale Paolo, nato l'ultimo dell'anno); a confermarsi più precoci e più prolifiche sono le straniere (il 21,5% del totale), tra le italiane l'età delle madri si sposta sempre più avanti, dopo i 35 anni e si ingrossano le fila delle over 40. La buona notizia è che l'Ospedale di Padova, come annunciato dalla direttrice della Divisione ostetrica Maria Teresa Gervasi, ha avviato le procedure per essere riconosciuto dall'Unicef "Ospedale amico dei bambini", grazie alla pratica del "rooming in" (mamme e bebè insieme in stanza h24) e al calo dei parti cesarei (dal 30 al 25% con la punta minima di dicembre al 20,8%), peculiarità richieste per un'assistenza dalla qualità certificata.



«Guardiamo all'Europa e al mondo - commenta Gervasi - nella speranza di riuscire, entro un anno, ad ottenere anche la qualifica di Ospedale amico delle mamme grazie all'adozione di modelli organizzativi e culturali all'avanguardia». Superati infine all'ospedale Immacolata concezione di Piove di Sacco i 500 parti annui (tetto minimo richiesto per mantenere invariata la dotazione del punto nascita), riempendo 520 culle.
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