Legata, bendata e imbavagliata: anziana uccisa a Napoli dai rapinatori

Legata, bendata e imbavagliata: anziana uccisa a Napoli dai rapinatori
di Maria Pirro
Lunedì 25 Marzo 2019, 23:00 - Ultimo agg. 26 Marzo, 20:27
3 Minuti di Lettura
Hanno messo a soqquadro l’appartamento al terzo piano, hanno preso gioielli e denaro nella cassetta di sicurezza. Ma hanno anche picchiato l’anziana e, con scotch e fascette, l’hanno bendata e imbavagliata. È questo il film dell’aggressione sfociata ieri nell’omicidio di Stefanina Fragliasso, casalinga napoletana di 76 anni, madre di quattro figli, trovata morta sul letto della casa in via Santa Lucia Filippini 176, a Gianturco, periferia industriale della città, dove la donna abitava con il marito.
 

Alle 11.25 il coniuge, Salvatore Russo, ha aperto la porta con le chiavi, senza segni di effrazione: è entrato assieme all’ultimogenito Gennaro che, per primo, ha visto in faccia l’orrore, ha urlato e ha abbracciato quel corpo massacrato. Ora si dispera: «Povera mamma mia, che cosa ti hanno fatto», piange il quarantenne sul pianerottolo, invocando giustizia. Ma c’è anche altro che tormenta quest’uomo distrutto dal dolore: alle 10.30 Gennaro Russo ha sentito strillare nello stabile, e ha avuto la sensazione che proprio sua madre avesse chiesto aiuto. «Era in macchina con me, all’altezza di quella Madonnina, sotto il palazzo: se fossimo rientrati avremmo potuto sorprendere sul posto i rapinatori», aggiunge Salvatore, sentito dagli inquirenti nel salotto dell’appartamento accanto al suo, trasformato in centrale operativa per dare immediatamente il via alla caccia agli assassini. 
 
 

Le indagini puntano innanzitutto a chiarire quanto accaduto nel giro di 90 minuti. Alle 10.30 il commerciante è infatti andato a fare rifornimento di gas con l’auto e, lungo il tragitto, ha provato con insistenza a chiamare la moglie, sia sul telefonino che sul numero fisso. 

 

«Ore 10.43, ore 10.50, ore 10.54, ore 10.56...», mostra ai carabinieri il display perché possano prendere nota del lungo elenco di chiamate, in una drammatica sequenza di destini incrociati e dettagli paradossali. «Io non ho sentito nulla, anche se mi trovavo con mia madre, qui accanto: stavo azionando la lavatrice. Solo dopo, quando è arrivata la famiglia, ho saputo... E ho contattato il 113 che, inizialmente non rispondeva, e ho avvisato mia sorella», racconta una vicina di casa. Alle 13.30 gli uomini della scientifica eseguono i rilievi. La scena del delitto è però inquinata: qui ci sono stati in tanti, in mattinata, anche le amiche di una vita, dai capelli bianchi e sottili, che non avrebbero dovuto, e adesso hanno lo sguardo perduto nel vuoto. 

«Ci conosciamo da 56 anni, da quando eravamo due sposine», dice una di loro, portando le mani al volto. «Perché? L’hanno fatta fuori come si ammazzano le galline». «No, non si deve aprire mai, a nessuno...» Allo choc per la morte atroce si aggiunge la paura che la banda criminale possa tornare a colpire. «L’altro giorno ho avvisato il portiere: mia madre aveva avuto la sensazione che qualcuno si nascondesse nella tromba delle scale, e non è stata la prima volta. Mi ha riferito che venerdì, alle 8 di sera, due persone ha suonato il campanello e si sono allontanate. Il portone dell’edificio resta sempre aperto, può accedere chiunque...». Il sospetto è che Stefanina sia stata colpita alle spalle, appena ha messo piede in casa. All’ingresso, vicino al portaombrelli, è stata ritrovata la busta con la spesa che aveva acquistato alle 9.45. Aveva preso soltanto un cavolfiore, nel negozio di frutta e verdura di Rosaria Vollaro, all’interno del parco che è dotato anche di un servizio di vigilanza e ha le telecamere puntate sui entrambi cancelli. Filmati, chiaramente, acquisiti dagli investigatori, già al vaglio. 

Di certo, la donna ha raggiunto la sua casa con l’ascensore, perché camminava a fatica, con l’aiuto di una stampella: era stata operata diverse volte, l’ultima nel 2016. Invece, per le scale, è stato trovato uno scaldacollo. «Potrebbe appartenere ai malviventi», ipotizza Salvatore Russo. «Ma perché nascondere il viso? Mia moglie li conosceva o l’hanno bendata proprio perché li aveva riconosciuti...», ipotizza. «Io credo che il basista sia di qui», ripete per strada tirando in ballo gli immigrati che hanno trovato alloggio qui, mentre la salma viene trasferita all’obitorio, accompagnata dalla lacrime di tutti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA