Napoli: caro affitti e pochi affari, è boom di negozi chiusi

Negozi chiusi al Vomero (foto Alessandro Garofalo)
Negozi chiusi al Vomero (foto Alessandro Garofalo)
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 19 Aprile 2019, 23:00 - Ultimo agg. 21 Aprile, 10:32
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Pasqua amara per il commercio napoletano. Calano per sempre le saracinesche per 13 negozi tra il Vomero e l’Arenella. Ed è un segnale inquietantissimo se si pensa che stiamo parlando di uno dei «polmoni» commerciali del capoluogo campano: e la colpa, ancora una volta, ricade sul caro-fitti, una piaga che sta stravolgendo le sane regole del mercato e della libera concorrenza, che oramai libera non lo è più.
 
Un lungo elenco. Chiudono, a causa della strabiliante impennata degli affitti, persino alcuni colossi della telefonia: il punto Wind di via Bernini, all’angolo con piazza Vanvitelli; il centro Tim in via Cimarosa, di fronte alla Villa Floridiana, ed anche Cocoon, in via Cimarosa. In poche settimane hanno annunciato la chiusura dei battenti anche altri dieci esercizi commerciali che si trovano in via Enrico ALvino, via Domenico Fontana, via Giuseppe Orsi e via Pietro Castellino. Ed è un colpo durissimo per l’economia collinare.
A denunciare il caso è Enzo Perrotta - presidente del Centro commerciale Vomero-Arenella - che ieri mattina su Facebook ha pubblicato un post dal sapore agro: «Buongiorno a tutti, Pasqua triste per il commercio vomerese: chiudono per caro fitto Wind, Tim e Cocoon. Caro fitti e altro vanno messi in elenco considerando che anche con l’Arenella sono 13 in totale i punti vendita chiusi. La cosa strabiliante è l’assenza istituzionale. Auguri a tutti...».

Da anni Perrotta denuncia, inascoltato, lo scempio che si sta consumando in due quartieri ad altissima vocazione commerciale. «Viviamo una situazione drammatica - spiega al nostro giornale - Quando chiudono anche punti vendita come i franchising di Wind e Tim, allora significa che siamo davvero alla frutta. I franchising sono tarati sulla media nazionale dei fitti; presso l’Agenzia delle Entrate c’è un borsino che semestralmente verifica i vari valori degli affitti. Su questa base soprattutto le grandi aziende fanno le loro valutazioni ed aprono i punti vendita. Al Vomero e all’Arenella questi valori stanno schizzando alle stelle, e c’è un perché: i proprietari degli immobili sanno bene, infatti, che alzando anche in modo anomalo i prezzi troveranno gli acquirenti. Dietro questo fenomeno anomalo io denuncio, e non da oggi, una speculazione che riporta al riciclaggio. E, dunque, in questo giro perverso c’è una corresponsabilità degli stessi proprietari dei locali: pecunia non olet».

Difficile dar torto a Perrotta. Basta guardarsi intorno, e - attenzione - il fenomeno non riguarda solo la zona collinare: la stessa crisi si verifica anche a Chiaia, nella zona della «City» (provate a fare un giro lungo via Cervantes, e vi troverete di fronte al più massiccio fenomeno di desertificazione commerciale), fino al corso Umberto. Ed ecco il fiorire di negozi di street-food, di grosse catene aziendali, di multinazionali in sub-appalto eccetera eccetera. Che cosa c’è dietro questa esplosione di bar, fast-food, pizzetterie e negozi di abbigliamento a buon mercato? Bella domanda.

Di qui l’ennesimo appello che il presidente del Centro commerciale Vomero-Arenella lancia. Questa volta Perrotta si rivolge, con una lettera già inviata a Roma, al senatore Gianluigi Paragone, componente della Decima commissione per attiviata’ produttive di palazzo Madama. «La situazione del commercio in questi anni di crisi è a voi ben nota - si legge - ma particolare allarme desta la situazione dei fitti commerciali in molte aree urbane, situazione aggravata da alti costi per i canoni di locazione. Congiuntura che spesso rende antieconomico la conduzione delle attività commerciali e porta a numerose chiusure di esercizi».

«Una situazione ormai divenuta endemica ma, a nostro giudizio, reversibile a patto che si operi con immediatezza anche al fine di bloccare la desertificazione delle aree urbane grandi e piccole con i conseguenti ben noti problemi sociali. La situazione si interseca fatalmente col riciclaggio(certi fitti fuori mercato sono un autostrada per il riciclaggio) e con la rimozione forzata di attività storiche che non riescono a far fronte ad un mercato quello immobiliare che è “stranamente” crescente in talune zone». A Napoli il fenomeno è quello di un fiume in piena. Di qui l’appello alla convocazione urgente di un tavolo di revisione di una legge «ormai anacronistica» che sta polverizzando il commercio sano.
 
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