La presunta vittima, infatti, aveva denunciato l'uomo oltre il termine di 6 mesi previsto per legge all'epoca, nel 2017, ora prolungato a un anno con la nuova norma del 'codice rosso'. Già in sede cautelare il Tribunale del Riesame di Bari aveva dichiarato il reato improcedibile per querela tardiva della persona offesa e aveva scarcerato Zecca concedendogli gli arresti domiciliari per il solo reato di stalking.
La Procura di Bari aveva poi impugnato il provvedimento, tornando a chiedere il carcere, ritenendo che il reato di violenza sessuale fosse procedibile d'ufficio perché ricompreso nelle contestate condotte di stalking e quindi aggravato. La Cassazione aveva accolto il ricorso della Procura annullando con rinvio la decisione sulla scarcerazione ma il Riesame aveva poi nuovamente confermato l'obbligo di dimora e il divieto di avvicinamento per il solo reato di stalking, annullando il provvedimento per la presunta violenza sessuale.
Per lo stalking Zecca, difeso dall'avvocato Filippo Castellaneta, è stato condannato nei mesi scorsi alla pena di 6 mesi di reclusione e il processo pende attualmente in appello. L'uomo è accusato di aver perseguitato per più di un anno con telefonate anche notturne e minacce di morte la dottoressa che, a causa di quegli episodi, fu anche costretta a cambiare tre diverse sedi di lavoro in pochi mesi. La Procura aveva invece stralciato la posizione dell'imputato per la violenza sessuale e ne aveva chiesto il rinvio a giudizio in un separato procedimento.
Al termine dell'udienza preliminare il gup ha dichiarato ora il «non doversi procedere».