Milano, iniziata questa mattina l'udienza preliminare per Alberto Genovese. L'imprenditore, accusato di aver violentato, dopo averle rese incoscienti con un mix di droghe, due modelle, ha chiesto il rito abbreviato (che consente lo sconto di pena di un terzo), ma non solo.
Leggi anche > Milano, due giovanissimi picchiano e derubano sul treno un gruppo di coetanei
Alberto Genovese, l'udienza preliminare a Milano
Alberto Genovese si è presentato in aula questa mattina, per l'udienza preliminare davanti al gup di Milano Chiara Valori.
Alberto Genovese chiede il rito abbreviato
Alberto Genovese ha chiesto di essere processato con rito abbreviato (a porte chiuse e che prevede uno sconto di un terzo sulla pena) ma condizionato alla deposizione di un suo consulente-medico e alla produzione di documenti. La difesa depositerà al giudice documentazione, come una relazione psichiatrica, relazioni mediche e analisi tossicologiche e materiale estratto da dispositivi e profili social. Carte che ha chiesto che vengano acquisite nel processo abbreviato. L'imprenditore, che si sta disintossicando in una clinica in regime di domiciliari, era in aula stamani davanti al gup, che deciderà sulla richiesta di abbreviato condizionato il prossimo primo giugno. Genovese, accompagnato dai suoi legali, non ha rilasciato dichiarazioni ai molti cronisti e operatori tv che lo hanno seguito mentre lasciava l'aula del settimo piano del Palazzo di Giustizia. Le due ragazze vittime dei presunti abusi restano nel processo come parti civili e non è andata in porto alcuna trattativa su eventuali risarcimenti fuori dal processo. Anche l'ex fidanzata, imputata per concorso nella violenza sull'isola spagnola, ha chiesto di essere processata in abbreviato. Entro il primo giugno le altre parti potranno presentare osservazioni sui documenti che la difesa di Genovese depositerà e ai quali la stessa difesa ha condizionato la richiesta di rito alternativo.
Alberto Genovese, Onlus parti civili nel processo
Davanti al gup Valori si sono costituite come parti civili anche la Onlus 'Svs Donna Aiuta Donna', rappresentata dall'avvocato Andrea De Vincentis, D.i.Re. e un'altra associazione no profit, 'Bon't worry', con l'avvocato Caterina Biafora, mentre non era stata ammessa l'agenzia di modelle dove lavorava una delle vittime. Nei mesi scorsi erano naufragate le ipotesi di risarcimento di Genovese, presente in aula stamani per la prima volta dopo il suo arresto e che era finito in carcere il 6 novembre 2020 nell'inchiesta dell'aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini e condotta dalla Squadra mobile milanese. Ha sempre sostenuto, in diversi interrogatori in fase di indagini, di avere agito sotto l'effetto di droga (cocaina e ketamina), di cui era «schiavo» e di non avere mai percepito «particolare dissenso» da parte delle giovani che erano altrettanto «alterate».
Alberto Genovese, l'altro filone: accusa di reati fiscali
In un altro filone di indagini è accusato di reati fiscali: avrebbe «utilizzato», stando alla Cassazione che ha confermato un sequestro da 4,3 milioni, la holding Auliv «a scopo di evasione», per «gestire i flussi finanziari derivanti dalle sue attività e partecipazioni societarie» e per «provvedere al reperimento delle risorse necessarie per le sue attività personali», tra cui «l'acquisto e la ristrutturazione della villa a Ibiza» per 8 milioni di euro e «beni di lusso e consumo», come «ingenti acquisti di alcolici».