Dal terremoto all’Ucraina, la missione degli italiani: il viaggio della Protezione civile

Importante il sostegno della Croce Rossa

Dal terremoto all’Ucraina, la missione degli italiani: il viaggio della Protezione civile
Dal terremoto all’Ucraina, la missione degli italiani: il viaggio della Protezione civile
di Camilla Mozzetti
Domenica 13 Marzo 2022, 09:00 - Ultimo agg. 14 Marzo, 10:10
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dal nostro inviato 


AVEZZANO È ancora buio quando l’ultimo portellone dei sette camion pronti a lasciare l’Italia viene chiuso, sono le cinque del mattino e il termometro segna -2. Eppure il freddo dell’inverno si sopporta. Anche perché loro, i volontari della Protezione Civile, sono purtroppo abituati ad un altro tipo di “freddo”. «Quello che ci ha lasciato dentro il terremoto dell’Aquila e poi di Amatrice», il freddo che hanno sentito toccando le mani di coloro che hanno provato, invano, a salvare dalle macerie. Ma stavolta sono sicuri: Riusciremo ad evitarlo». Parte da una radura piena di capannoni e container, alle porte di Avezzano, che ospita il Polo logistico della Croce Rossa Italia e della Protezione Civile la missione umanitaria per portare al confine con l’Ucraina farmaci e attrezzature mediche.

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LA META
Una missione via terra di oltre 1.950 chilometri da “mangiare” in fretta per arrivare a Suceava, città della Romania a 50 chilometri dal confine con l’Ucraina, il più presto possibile.

Dentro i sette camion, che alle 6.30 imboccheranno l’A24, ci sono respiratori da campo, kit di pronto soccorso, farmaci tra i più diversi: dall’insulina all’eparina, dagli antibiotici ai cortisonici, dai betabloccanti alla morfina. Ben 224 pallet di «Materiale sanitario richiesto a tutti i Paesi Europei - spiega il direttore della Protezione civile del Lazio, Carmelo Tulumello - che abbiamo raccolto qui non solo dalla nostra Regione ma da tutto il Centro Sud per portarlo al confine di guerra». C’è «Una componente di incertezza legata alle strade e al meteo ma ce la faremo - conclude Tulumello - e porteremo a compimento quello che ci è stato chiesto».

Alle 19.30 la “colonna” della Protezione Civile è a 40 chilometri da Lubiana. Restano ancora 1.163 chilometri e il confine con l’Ungheria da superare dove si è certi che i controlli, come accaduto nei giorni scorsi per altri convogli umanitari, porteranno via tempo. Nel viaggio i volontari si danno il cambio alla guida, la radio comune “gracchia” ma il gruppo ricorda: «Dopo il confine dobbiamo spegnerla, comunichiamo solo via cellulare». Sono 22 uomini che hanno lasciato a casa mogli, compagne, figli e lavoro per la missione. Certa la data di partenza ma non quella del ritorno, sulla tabella di marcia pesa anche il “contingentamento” del carburante in Romania, «Eppure siamo qui», dicono con quella naturalezza che porta a trasecolare per quanto è spontanea.

 
I VOLONTARI

«Sono volontario perché l’Italia mi ha accolto vent’anni fa e io devo dare indietro quello che ho ricevuto - dice Vasile, 43 anni artigiano - sono moldavo, lì c’è tutta la mia famiglia e la guerra è fuori dalla porta di casa». Le cabine dei bilici si somigliano ma sono tutte diverse anche se poi ognuno dei volontari ha portato qualcosa di suo che diventa un comune “patrimonio”. Come l’immagine di Andrea Paoletti, «un nostro volontario - racconta Walter, poliziotto con alle spalle vent’anni di servizio alle Volanti della Questura di Roma, ora operativo a Viterbo - scomparso tre anni fa, aveva 21 anni. Con lui sono intervenuto a San Carlo, in Emilia Romagna, dopo il terremoto, è il nostro angelo custode». Quello che trasportano dentro i furgoni targati con i nomi delle Associazioni che prestano servizio in Protezione Civile, tra cui l’Associazione carabinieri in pensione, «vale più dell’oro», dice Carlo Galli. 
Nel convoglio c’è anche un mezzo “refrigerato” per quei farmaci da tenere a bassa temperatura. «Ci siamo avventurati in questo viaggio - conclude Galli - che ci rende orgogliosi come Regione ma soprattutto come volontari che aiutano una popolazione in grande difficoltà». Il tempo di fronte a loro è sereno, si continua a marciare ad una media di 80 chilometri orari. A Suceava nei prossimi giorni ci sarà un responsabile del governo ucraino ad attenderli che permetterà poi ad altri camion umanitari di reperire quanto necessario e portarlo laddove le bombe ed i proiettili non hanno ancora seminato morte.
 

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