L'intervento di Daniela Manno, professore associato di Didattica e pedagogia speciale dell'Università Suor Orsola Benincasa, si inserisce nell'incontro su Abitare la città: lo sguardo delle persone con disabilità, che l'Ateneo napoletano ha ospitato ieri nel ciclo di incontri su La città come comunità educante (programma completo fino al 5 maggio su www.unisob.na.it/eventi).
Nonostante le sue scogliere e ripidi vallate, Lussemburgo si è classificata prima nell'ultima edizione dell'Access City Award, la competizione che offre un riconoscimento culturale ed economico alle città europee che si impegnano per migliorare i propri livelli di accessibilità. Non solo ha superato le difficoltà di un territorio impervio, potenziato l'accesso alle informazioni e ai servizi, ma si è anche impegnata per l'abbattimento degli stereotipi legati alla disabilità. La città è riuscita nel suo scopo anche perché, seguendo i principi della progettazione universale, ha lavorato a stretto contatto con le persone con disabilità individuando soluzioni per loro funzionali e migliorando, al contempo, i livelli di accessibilità per tutte le persone, indipendentemente dalla presenza di disabilità o altri limitazioni. Si tratta di una filosofia progettuale e di un metodo di lavoro seguito anche da Helsinki e Barcellona, classificatesi rispettivamente al secondo e al terzo posto e da Porto, Palma di Maiorca e Lovanio che hanno ricevuto menzioni speciali per l'accessibilità in specifici ambiti. Progettare soluzioni accessibili per il maggior numero di persone possibili richiede, del resto, la comprensione profonda delle loro esperienze nei molteplici ambiti della vita in città che, purtroppo, ancora troppo spesso continuano a disabilitare, impedendo a molti la possibilità di condurre una vita indipendente e di qualità. Una disabilitazione troppo spesso ignorata da quanti credono che i funzionamenti dei soggetti dipendano in modo esclusivo dalle loro caratteristiche.
In Europa, secondo i dati presenti in Un'Unione dell'uguaglianza, la strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, degli 87 milioni di persone con disabilità che vivono negli stati dell'Unione, circa 3 milioni sono istituzionalizzati e fra questi un terzo è rappresentato da minori o adulti al di sotto dei 65 anni; il 50% non lavora e il 40% risulta inattivo; l'abbandono scolastico si raddoppia rispetto a quel 10% che interessa i giovani senza disabilità e il numero di quelli che conseguono un titolo di istruzione terziaria è inferiore del 10% rispetto al dato generale.
* Docente di Didattica e pedagogia speciale Università Suor Orsola Benincasa