Arcuri, l’accentratore diventato capro espiatorio

Giovedì 4 Marzo 2021, 00:33 - Ultimo agg. 07:27
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Gentile direttore, nei primi mesi dello scorso anno vi fu una improvvisa e disperata necessità di reperire mascherine ovunque fossero disponibili. Gli ostacoli che si frapposero fra i produttori e gli acquirenti furono molteplici e, al di la’ delle speculazioni dei produttori che gonfiarono i prezzi a dismisura si aggiunsero le difficoltà logistiche con gli hub aeroportuali intasati ed una quasi inesistente chiarezza sulle certificazioni e le conseguenti autorizzazioni. In questo contesto si trovò ad operare il commissario Arcuri che, forse costretto dalla disperata necessità di approvvigionamento, non badò ad operare sufficientemente in modo del tutto chiaro. Il siluramento di Arcuri è dovuto presumibilmente al fatto che determinate trattative sono state condotte a titolo prevalentemente personale, anche tramite social, trattative che invece avrebbero dovuto seguire un iter ben più chiaro e documentato, evidenziando magari i rischi che le stesse, nell’emergenza, avrebbero potuto dar luogo se non espresse in modo chiaro e lineare all’opinione pubblica. Lei, Direttore, del caso Arcuri cosa pensa?

Lino De Rosa

Caro Lino, non tocca a me rispondere se l’ex commissario Arcuri abbia condotto regolarmente le trattative per l’acquisto delle mascherine e di altri apparecchi.

Per questo non mancheranno le inchieste giudiziarie, stia tranquillo. È già partito il fuoco di fila delle critiche, immancabile in Italia, quando qualcuno vien fatto scendere dal carro del potere. Di certo Arcuri ha pagato anche colpe non sue. Il caso più eclatante è stato l’acquisto dei famigerati banchi a rotelle, stramba idea finita nei sottoscala delle scuole. La proposta non era sua ma dell’allora ministro Azzolina. Arcuri ha fatto cose buone, come l’acquisto delle siringhe di precisione, e preso decisioni senza senso, come le strutture a primula per vaccinarsi. L’errore vero, più per consapevole smania di eccellere che per generosità inconsapevole, è stato accettare tutti gli incarichi che gli sono stati offerti. Troppi compiti per una sola persona che già doveva occuparsi di Invitalia, non una bazzecola. Nell’emergenza serve invece una squadra agile leggera e non un uomo solo al comando che, come è successo, è poi diventato un facile capro espiatorio. 

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