L’Italia e i fondi europei, l’occasione del riscatto

L’Italia e i fondi europei, l’occasione del riscatto
Lunedì 28 Giugno 2021, 23:55
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Gentile Direttore, Draghi dice «La sfida è spendere con onestà i fondi e attuare il piano», la Ministra Cartabia ribadisce «Dobbiamo fare di tutto perché il giudice torni ad essere con quella statura che la Costituzione gli chiede nel momento del giuramento. L’art. 54 chiede disciplina e onore». Quindi, caro direttore, il re è nudo ed i nostri governanti giustificano la considerazione non sempre positiva che gli altri partner europei nutrono nei nostri confronti. Davvero l’opportunità che abbiamo, per come dice qualcuno, di “resettare e ripartire da zero” è enorme e lo dobbiamo soprattutto per le generazioni a venire. Sarebbe davvero opportuno che le forze politiche remassero nella stessa direzione collaborando democraticamente e senza arroccamenti. Sarà così? Lei lo crede possibile?

Gabriele Riegler
Napoli

Caro Gabriele, ci siamo per davvero. A luglio inizieranno ad arrivare i primi 25 miliardi del cosiddetto Piano di rilancio e resilienza. L’Italia è il Paese europeo che ha ottenuto più risorse di tutti: 191,5 miliardi fino al 2026. È anche l’unico Stato che ha deciso di utilizzare tutti i fondi a lui assegnati.

La Spagna, per fare un esempio, ha chiesto solo 65 miliardi. Si tratta di un passaggio decisivo non solo per il futuro dell’Italia ma per tutta l’Europa che, solo dopo i disastri del Covid, ha deciso di condividere il debito ed ha emesso già un primo eurobond da 20 miliardi. Il mercato ha risposto alla grande con una domanda sette volte superiore all’offerta. Ora tocca a noi. Possiamo davvero porre le basi di un Paese più moderno, più tecnologico, più pulito e soprattutto più istruito. Il piano italiano a Bruxelles ha ricevuto un’ottima pagella tranne che per i costi. Speriamo bene perché le incognite restano. Sapremo fare le riforme che da 30 anni annunciamo e basta? Riusciremo a investire in grandi progetti e non a disperdere le risorse? Come mai i nostri costi sono superiori a quelli degli altri Paesi? E come mai gli impatti sul Pil (2,5 per cento) e sull’occupazione (240 mila posti in 5 anni) sono in rapporto alle risorse ricevute i più bassi d’Europa?

Federico Monga

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