Il silenzio sulle tragedie e le ragioni dello Stato

Il silenzio sulle tragedie e le ragioni dello Stato
di Federico Monga
Sabato 10 Aprile 2021, 08:00
2 Minuti di Lettura

Gentile Direttore,
capisco le ragioni di Stato. Ma dopo aver letto il vostro articolo sulle nuove ipotesi per l’incendio e naufragio della Moby Prince, in cui morirono 140 persone (tra cui il nipote di una mia amica di studi), non può che tornarmi alla mente il disastro di Ustica, o la strage di Bologna, o quella del Rapido 904. Troppi dubbi. Ripeto, capisco le ragioni di Stato: ma se ve ne sono, queste a distanza di anni andrebbero rivelate offrendo la verità. Non possiamo rimanere tanto a lungo orfani dei motivi o vivere nel sospetto che lo Stato abbia sempre qualcosa di più importante della vita di centinaia di suoi ignari cittadini. Le guerre sono altre, si sa quel che può accadere. Ma quando si è in tempi di pace le verità non possono essere trattenute a lungo.

Veronica Festa
Email

Cara Veronica,
nell’utopistico mondo della trasparenza assoluta, l’accesso alle informazioni rimane comunque lontano anni luce dalla comprensione delle stesse.

Verità terribile per chi si ispira alla travisata democrazia diretta. La pubblicità, pur essendo regola di base della convivenza democratica, non assurge in nessun ordinamento costituzionale al rango di valore assoluto. Non esiste ordinamento democratico che possa sopravvivere ad una trasparenza indiscriminata. La Costituzione italiana prevede all’articolo 117 che la formula “sicurezza dello stato” individua esattamente una materia di competenza esclusiva del legislatore statale. E così è stato. La trasparenza assoluta renderebbe manifeste una serie di cose che, se sapute all’estero o da nemici dello Stato (criminalità, terroristi), danneggerebbero lo stesso Stato. Nasce, quindi, un’area di decisioni sottratte alla procedura democratica ed assunte dai governanti in regime “fiduciario” ovvero sperando che non si commettano abusi. E la democrazia liberale si fonda (anche e soprattutto) sul valore della fiducia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA