Gentile Direttore,
si chiamava Natalia Beliova Dimitrova la badante bulgara morta nell’incendio della villetta in cui vivevano gli anziani proprietari, che lei ha salvato prima di perire asfissiata. Il Mattino, con la giornalista Marilicia Salvia, le ha dedicato un vibrante articolo per ricordarla: lei morta nel giorno 8 marzo, simbolo delle donne. Battipaglia, città ove viveva, ha proclamato il lutto cittadino. In tempi di murales, Natalia ne meriterebbe uno: bella persona, umile, straniera, coraggiosa e lavoratrice. Forse nessun intellettuale o rappresentante della cosiddetta ”società civile“ firmerà mai un appello perché le si dedichi un omaggio sulle mura cittadina di Battipaglia o Napoli, non ha nessuna importanza dove. Troppo sconosciuta e condannata ben presto all’oblio. Ma non per noi.
Elvira Pierri
Napoli
Cara Elvira,
la storia di Natalia è diventata, tragicamente, il simbolo del sacrificio delle donne. Fatalità vuole che la festa dell’8 marzo voglia ricordare soprattutto l’incendio nella fabbrica delle camicie Cotton a New York, nel 1908, dove morirono 146 operai, in prevalenza donne, chiusi da scellerati proprietari all’interno delle loro stanze di lavoro.