Gigi Buffon è stato un numero uno. Sicuramente tra i pali. Prima del Parma, poi della Juventus e sempre dell'Italia. Un'Italia che l'ha richiamato: oggi è il capodelegazione della Nazionale di Luciano Spalletti. Un ruolo che fu di Luca Vialli e prima ancora di Gigi Riva. Non due a caso.
Ma per essere un campione, per arrivare a esserlo bisogna dare molto di sè. Rinunce e sacrificio. E spesso essere forti in campo non significa esserlo fuori. Così Gigi ha conosciuto il dolore e la fragilità e proprio quando era all’apice della carriera si è ammalato di depressione.
Lo ricorda nel suo libro e in un'intervista rilasciata al vicedirettore del Corriere della Sera Aldo Cazzullo e firma di DiPiù: «Era la fine del 2003. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio». Un problema che gli accadde anche in campo racconta ancora al settimanale diretto da Osvaldo Orlandini: «Un attacco di panico: una pressione al petto, non riuscivo a respirare.
Gigi fu forte, deciso con se stesso. «Mi dissi: “Gigi, se tu non entri in campo stavolta, crei un precedente con te stesso. Magari ti succederà una seconda volta, e poi un’altra ancora. E non potrai più giocare”. Così entrai in campo. Feci subito una buona parata. Che salvò il risultato, perché poi vincemmo 1-0...».
Ma il problema rimaneva. Ed ad Aldo Cazzullo confessa che : «Il dottor della Juventus, Riccardo Agricola (fece la diagnosi, poi confermata dalla psicoterapeuta: depressione».
Rifiutò i farmaci perché aveva paura di diventarne dipendente. La soluzione fu andare «dalla psicoterapeuta solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio». Da lì la passione per la pittura, per Marc Chagall, per la Passeggiata.
Con Aldo Cazzullo su DiPiù parla anche di Alena Seredova: «Era una storia ormai alla fine, attraversata da una crisi profonda. Ma mi ha dato un grande dolore farla soffrire, fare soffrire i nostri figli, Louis Thomas e David Lee, che chiamo Dado. Oggi sono felice che Alena abbia un’altra famiglia: ha fatto una figlia, ha un uomo al suo fianco». Merito di Alessandro Nasi. «Credo che Alessandro abbia reso i miei figli persone migliori di come sarebbero stati se fossi rimasto a casa con le nostre infelicità; così come Ilaria ha fatto molto per i miei. Lei aveva già Pietro, insieme abbiamo avuto Leopoldo».
E Gigi Buffon si è ricreduto anche di famiglie allargate. «Un tempo non ci credevo. Ora ho capito che sono un arricchimento. A patto di avere generosità e pazienza».