L'Onu ha fallito sull'Ucraina? Il generale Li Gobbi: «Nazioni Unite passive sul contenzioso con la Russia fin dal 2014»

L'Onu ha fallito sull'Ucraina? Il generale Li Gobbi: «Nazioni Unite passive sul contenzioso con la Russia fin dal 2014»
L'Onu ha fallito sull'Ucraina? Il generale Li Gobbi: «Nazioni Unite passive sul contenzioso con la Russia fin dal 2014»
Sabato 30 Aprile 2022, 10:28 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 00:09
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L'ONU si sta prodigando per l'organizzazione di corridoi umanitari per l'evacuazione di civili rimasti bloccati in aree sotto assedio come Mariupol. Ma quale può e deve essere il ruolo, in questa atroce guerra, delle organizzazioni internazionli? Il generale Antonio Li Gobbi, che ha partecipato a missioni ONU in Siria e Israele e sotto egida Nato in Bosnia, Kosovo e Afghanistan è stato anche direttore delle operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della NATO a Bruxelles fa il punto della situazione.

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Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha ammesso che il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha fallito nell'immediatezza e mettere fine alla guerra russa in Ucraina. È d'accordo?  Cosa avrebbe potuto fare di più l'ONU in questo scenario di guerra?

Sicuramente l’ONU non ha potuto portare le parti ad un accordo che consentisse l’interruzione dei combattimenti e l’avvio di una fase negoziale. Diciamo, comunque, che una volta scoppiata la guerra, l’ONU non avrebbe neanche avuto la reale possibilità di condurre  le parti contrapposte intorno ad un tavolo negoziale. Il fatto che il conflitto veda il coinvolgimento della Russia, in maniera diretta sul terreno e degli Stati Uniti, pesantemente schierati con Kiev, anche senza voler considerare le posizioni britanniche e francesi, certo non consente al Consiglio di Sicurezza di assumere una posizione al riguardo. Le indicazioni fornite dall’Assemblea Generale, che comunque non mi pare abbia preso una forte posizione anti-russa,  restano in  realtà prive di effetti pratici. Pertanto, penso che non ci si potesse aspettare molto dall’ONU e che anche il Segretario Generale  abbia tentato una debole “shuttle diplomacy” per senso del dovere, ma senza crederci neanche troppo. Dove, invece, forse si potrebbe muovere qualche critica fondata all’ONU è, a mio avviso, in relazione alla passività dimostrata nei confronti del contenzioso ucraino-russo dal 2014 alla fine del 2021. Poi non c’era forse più niente che l’ONU potesse fare. In questi sette anni era evidente che ci fossero dei problemi gravi e che non vi fosse alcun progresso  nei colloqui per l’implementazione degli Accordi di Minsk. Durante questo lungo arco temporale non mi pare che l’ONU abbia tentato di supportare il negoziato né che il Segretario Generale sia riuscito, ove lo abbia tentato e non lo so, di mediare tra Mosca e Washington in relazione alla crisi ucraina. Dico Washington, perché se questo conflitto sul campo è combattuto tra forze armate russe e popolo ucraino, a livello strategico lo scontro è tra  Russia e USA.

 

Reputa che UN e Croce Rossa internazionale potrebbero entrare in campo attualmente per garantire assistenza e sostegno alla popolazione bloccata in aree interessate dai combattimenti?

Ovviamente senza un accordo tra le parti e almeno dei cessate il fuoco localizzati e temporanei, nessuna organizzazione potrebbe intervenire nelle aree dove si combatte per portare assistenza alla popolazione.

Occorre, inoltre, tenere in considerazione quale sia, al netto delle dichiarazioni ufficiali, il reale intendimento delle forze contrapposte in relazione ai civili. In molti dei conflitti dalla seconda guerra mondiale in poi abbiamo visto come tutte le parti belligeranti dichiarino la loro massima preoccupazione per evitare vittime civili.  Ma non sempre poi questo corrisponde alle azioni che vengono condotte.  Purtroppo, in una guerra che oltre ad essere combattuta con le armi viene combattuta con il ricorso esasperato all’informazione, alla propaganda e alle fake news, i civili troppo spesso possono essere considerati “sacrificabili” e diventare, per entrambe le parti,  strumento per il perseguimento di obiettivi politico militari. Il rimpallo di responsabilità tra russi e ucraini in relazione al costante fallimento dei corridoi umanitari ne è una tristissima dimostrazione. Peraltro, anche nel caso di un accordo tra le parti per un cessate il fuoco, sia pure localizzato e temporaneo, che consenta l’assistenza ai civili  rimasti nelle aree ove si combatte,  le  due parti contrapposte autorizzerebbero l’accesso solo a organizzazioni certamente  super partes, ONU e la Croce Rossa Internazionale lo sono, che impieghi esclusivamente personale di nazioni che non si sono schierate  nel conflitto. Quindi solo personale di paesi asiatici, africani e latino americani e ciò comporterebbe qualche problema per organizzare tali interventi umanitari.

A livello internazionale quale altra strada si può tentare per addivenire ad un cessate il fuoco o ad un accordo?

Nell’immediato, non sono ottimista. Non mi pare che nessuno dei tre principali attori di questa guerra voglia al momento trattare. Sia la Russia che l’Ucraina  sembrano convinte, a torto o a ragione, di aver la possibilità di migliorare la propria posizione sul campo di battaglia e che , pertanto,  il tempo giochi a loro favore. La Russia sembra convinta di poter acquisire il controllo di importanti aree sia nell’est dell’Ucraina sia sulla fascia costiera del Mar Nero. Aree che Mosca ritiene di elevato valore strategico ai fini del  controllo del Mar Nero e per realizzare una fascia di contenimento dell’Ucraina che vada dalla Transnistria al Donbass. Conquiste che se realizzate porrebbero la Russia in posizione forte ad un tavolo negoziale. L’Ucraina  confida nel supporto sempre più consistente di Usa e paesi europei e penso che ritenga che se le cose  sul campo di battaglia si dovessero mettere veramente male,   USA e NATO interverrebbero militarmente nel conflitto, eventualmente solo fornendo supporto aereo alle sue operazioni terresti. Non saprei dire quanto ottimistiche possano essere le speranze delle due parti belligeranti, ma nessuno dei due parrebbe disponibile a trattare in questo momento. Gli USA, da parte loro, hanno ripetutamente dichiarato di voler ridimensionare le aspirazioni di super potenza della Russia putiniana e di volerla ridurre in condizioni di non poter più porre pericoli per altre nazioni. Ciò comporta un “regime change” e ovviamente  tempi molto lunghi. Certo, bisognerebbe avere una potenza credibile che possa mediare. Un tale ruolo non può essere assolto dall’ONU, per i motivi che abbiamo già citato. L’UE si è schierata apertamente, sia con le sanzioni contro la Russia sia con la fornitura di armi all’Ucraina,  e di fatto può essere considerata  “belligerante”. Non credo che neanche la Turchia possa essere un negoziatore credibile. Ci vorrebbe, a mio avviso,  una grande potenza che si sia mostrata sinora esterna al conflitto, in modo da essere considerata accettabile da tutte le parti in causa. Una potenza che, però, disponga anche delle leve per fare pressione su Mosca, Kiev e Washington.  È un ruolo che potrebbe essere assolto forse dalla Cina,  anche se sarebbe problematico per gli USA accettarlo. D’altronde, Boutros Boutros Ghali, che a mio avviso è stato il Segretario Generale dell’ONU che più si è speso per consentire all’ONU di avere un ruolo per favorire la soluzione delle controversie internazionali  dopo la fine del bipolarismo,  nel 1993 ebbe a dichiarare “diplomacy without strength will not be regarded as serious.“  Ovvero: la diplomazia non supportata dalla forza non può essere  considerata una cosa seria. La Cina avrebbe la forza geopolitica ed economica per supportare un proprio ruolo negoziale. Peraltro, bisogna  vedere se  a Pechino conviene che questa crisi si concluda presto o se preferirà attendere un indebolimento economico di Russia, Europa e USA prima  di offrirsi come negoziatore.

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