«Non è lui, non è mio figlio, non può averla ammazzata così, stava sempre in camera sua»: parla con un sussurro spezzato da singhiozzi secchi la madre del ragazzo. I giornali francesi non hanno pubblicato nemmeno le iniziali, scrivono da tre giorni le garçon, per raccontare quello che è successo lunedì pomeriggio a Argenteuil, grosso comune della banlieue nord di Parigi, sulle rive di una larga ansa della Senna.
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GLI AGENTI
È nella Senna, sotto il ponte dell'autostrada A15, che il corpo di Alisha, 14 anni, è stato trovato lunedì sera dalla polizia.
IL PROCURATORE
Alisha è stata uccisa per futili motivi ha detto il procuratore di Pontoise, Eric Corbaux. Il ragazzo, la ragazza e Alisha erano compagni di classe, tutti e tre nella sezione B dell'ultimo anno (in Francia sono quattro) della Scuola media Cognaq Jay di Argenteuil. Prepara a entrare al vicino Istituto di Avviamento professionale. I tre si erano conosciuti a settembre. Il ragazzo era stato per un paio di settimane con Alisha, poi si erano lasciati e si era messo con la migliore amica di lei, la ragazza. Le due erano rimaste per un po' ancora amiche, ma a lui non piaceva. Erano cominciate le scenate, le liti, le gelosie, le parole sbagliate, «hai parlato male di mio padre», «ti vesti malissimo». L'invidia anche: Alisha che va bene, gli altri che fanno solo assenze. A febbraio lui aveva inviato sul gruppo Snapchat della classe una foto di Alisha in biancheria intima. Erano seguite le denunce dei genitori, la sospensione per il ragazzo e anche per la ragazza. I due avrebbero dovuto passare davanti al consiglio di disciplina il 9 marzo, martedì, ma erano già in carcere. Ieri l'accusa: omicidio premeditato. Rischiano fino a 30 anni. Degli sms rivelano che i due erano d'accordo: «Le dobbiamo fare qualcosa». La trappola è scattata lunedì: la ragazza, con un pretesto dà appuntamento a Alisha alla stazione per andare al solito posto, il Quai Saint Denis, sugli argini del fiume. Non c'è nessuna protezione, l'acqua scorre diversi metri sotto il marciapiede in cemento. Il ragazzo le ha aspettate nascosto dietro un pilone del ponte, è saltato fuori, ha cominciato a picchiare Alisha, calci, pugni, aveva anche infilato dei guanti: «Per non lasciare tracce» ha ammesso. Poi, quando Alisha era in terra («aveva gli occhi aperti» ha precisato ancora lui), l'hanno buttata insieme in acqua: «Pensavamo che avrebbe nuotato». I vicini raccontano di un timido, fissato con il computer. «Ma non per giocare ha detto il suo avvocato ha la passione della grafica. Dicono che non ha rimorsi per quello che ha fatto: non è vero». Domenica a Argenteuil la famiglia di Alisha guiderà una marcia bianca.