La trappola dell'Iran, il generale Cuzzelli: «Vittoria tattica di Israele, ma ora la mano ce l'ha Teheran»

Secondo il generale Israele ha bisogno di alleati per poter rispondere all'attacco

Attacco Iran, generale Cuzzelli: «Cosa deve fare Israele e i veri motivi di Teheran»
Attacco Iran, generale Cuzzelli: «Cosa deve fare Israele e i veri motivi di Teheran»
Mercoledì 17 Aprile 2024, 18:48 - Ultimo agg. 20:10
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Nella notte di sabato 13 aprile l'Iran ha deciso di sferrare un attacco contro Israele attraverso missili e droni. Tel Aviv al momento starebbe pensando ad una controffensiva. Il generale Giorgio Cuzzelli in un intervista rilasciata all'Adnkronos spiega i motivi dell'attacco da parte dell'Iran e perchè Israele non dovrebbe rispondere.

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Giorgio Cuzzelli: «L'unica logica è l'attacco»

Giorgio Cuzzelli, docente di Studi Strategici e Sicurezza Internazionale all'Università Lumsa, ha parlato dell'offensiva dell'Iran contro Israele dando come “giustificazione” una mentalità che si basa sull'attacco: «È un atteggiamento che nasce dalla consapevolezza del suo vicinato.

In quella parte del mondo l'unica logica compresa è l' attacco, per non dire la sopraffazione: se attacchi per primo sei vincente, anche quando perdi. Agli occhi dell'opinione pubblica iraniana, l'operazione dell'altro giorno è stata un successo. Per questo Israele ha dovuto mantenere una postura assertiva dal 1948 a oggi, passando per la Guerra del Kippur. Il problema è che dopo anni di solidità, è stato sorpreso due volte: il 7 ottobre e lo scorso sabato notte. Abbattere i droni è stata una vittoria tattica ma ora la mano ce l'ha Teheran».

Attacco per ragioni socio-economiche

Secondo Giorgio Cuzzelli questi attacchi derivano anche per ragioni di natura politico-economica: «La vera ragione è politico-economica: gli Accordi di Abramo,che convengono a Israele, ai sauditi e all'Occidente, e sono un pugno nell'occhio di Iran, Russia e Cina. Anche gli attacchi di Hamas sono legati a questa alleanza regionale. Quindi Teheran con i missili doveva distrarre Israele da Gaza, dando fiato ad Hamas, e allo stesso tempo offrire un segnale ai propri succedanei (i cosiddetti proxy), che da anni si dissanguano per la causa iraniana. I vari Hezbollah, Houthi, le milizie sparse tra Iraq e Siria, hanno finora pagato il costo più alto mentre Teheran forniva armi e finanziamenti ma non alzava un dito. Stavolta ha fatto volare i suoi droni e pure i suoi missili balistici per continuare a essere credibile nei confronti dei propri alleati nella regione»

Contrattacco Israele

Israele sembrebbe essere intenzionata a rispondere all'offensiva dell'Iran ma il generale ritiene che questo tipo di scelta rischia di essere fin troppo azzardata ma soprattutto che Israele ha bisogno di alleati per poter rispondere all'attacco, non può farlo autonomamente. Inoltre deve concentrarsi anche nella difesa del territorio da Hamas: «Ora Israele ha due obiettivi. Una priorità esistenziale è quella di eliminare o almeno neutralizzare Hamas, una minaccia immediata e immanente sul suo territorio - continua il generale. Poi, in seconda battuta, dovrà neutralizzare la minaccia iraniana, ma non può farlo da solo. Le azioni puntiformì su singoli obiettivi non hanno efficacia, e ciò in ragione non degli aspetti militari ma politici. La teocrazia islamica è lì ed è inutile illudersi in un colpo di Stato. Anche immaginando un'improbabile caduta del regime degli ayatollah, al loro posto non arriverebbe un amico di Israele o dell'Occidente. Il gioco di offese reciproche,non risolve il problema. L' Iran è troppo grosso e troppo potente per essere eliminato, a meno di uno scenario nucleare apocalittico che non metto neanche sul tavolo. L' Iran può solo essere contenuto. Israele può farlo da solo? No. Ci vogliono anche gli Stati Uniti, e non bastano: serve il concerto delle nazioni alleate. Israele deve rassegnarsi a lasciar fare anche agli altri, e devolvere parte del suo potere di dissuasione».

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