Alloggi, nessuno pagava: «Danno da un milione»

Inerzia amministrativa, ecco il verdetto «Silenzi in cambio di consenso elettorale»

Antonio Falco
Antonio Falco
di Leandro Del Gaudio
Martedì 8 Agosto 2023, 10:02 - Ultimo agg. 9 Agosto, 07:20
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Canoni di alloggi popolari mai riscossi, inerzia amministrativa, silenzi e stasi. Un clima che ha provocato un danno da un milione di euro nelle casse dello Stato. Siamo a Caivano, focus della magistratura contabile sulla gestione delle case popolari: in sintesi, per anni, nessuno ha preteso la riscossione dei canoni, arrecando un danno ai cittadini del comune alle porte di Napoli. È questo il ragionamento che emerge dalle 125 pagine della sentenza dei giudici contabili (presidente Rossella Cassaneti, Flavia D'Oro e Gabriele Pepe), al termine delle indagini condotte dalla locale compagnia dei carabinieri, sotto il coordinamento del pm Ferruccio Capalbo. Motivazioni durissime, che fanno leva su un principio: i canoni non sono stati riscossi per «inerzia» o per convenienza politica, di fronte al bacino di voti rappresentato da tante famiglie a cui non veniva richiesto di versare i propri contributi nelle casse mensili.

Ma entriamo nel merito del provvedimento. Figura anche l'ex sindaco di Caivano Antonio Falco, che ha ricoperto la carica di primo cittadino dal 15 aprile 2010 al 19 giugno 2014, tra gli ex funzionari condannati dalla Corte dei Conti (sezione giurisdizionale regionale per la Campania). Sotto i riflettori la mancata riscossione dei canoni e delle indennità di occupazione di 422 unità abitative (su 750) e 34 locali commerciali del Parco Verde rimaste per anni «a disposizione anche di persone dedite ad attività criminali». Al vaglio gli anni, 2004-2009 e 2009 e 2013. Gli altri ex funzionari comunali condannati sono l'ex segretario comunale Vittorio Ferrante e l'ex responsabile finanziario Gennaro Sirico, a loro volta ritenuti colpevoli di condotte omissive così come gli ex responsabili del Servizio Manutenzione del Comune di Caivano Stefano Lizzi, Giovanni Zampella e Raffaele Esposito.

E non è tutto.

Più nello specifico, la Corte dei Conti ha ritenuto «rimproverabile» la condotta dell'ex sindaco che - spiega -, non ha «mai sollecitato e/o formalmente contestato l'inerzia degli uffici, né invitato il segretario comunale a verificare la eventuale sussistenza dei presupposti per l'attivazione dei procedimenti disciplinari», tollerando, secondo i giudici, «la negligente inerzia in una vicenda non solo gravemente lesiva delle finanze dell'ente ma anche rilevante sotto il profilo delle ricadute in termini emergenza sociale e di ordine pubblico».

Ma cosa ha spinto i giudici a colpire proprio ex funzionari pubblici? Atti alla mano, ci sarebbero state mail e lettere con cui si avvisava i responsabili della macchina comunale della mancata riscossione dei canoni mensili. Scrivono ora i giudici. «Era estremamente concreta la possibilità (piuttosto elevata trattandosi di nullatenenti per lo più dediti ad attività criminali) che le azioni esecutive per il recupero dei canoni di locazione e indennità avrebbero potuto essere infruttuose».

Come a dire: clima di rassegnazione, inerzia amministrativa. Ed è a questo punto che nei confronti dell'ex sindaco di Caivano Antonio Falco, il «requirente reputa rimproverabile, nonostante la sua comprovata e ed approfondita conoscenza della vicenda gestoria del Parco Verde» di non aver agito. Anzi: di aver ricevuto la segnalazione dell'allora assessore al patrimonio e vicesindaco che sollecitava i responsabili dei settori interessati riguardante l'urgenza di attività concrete», per non «aver mai sollecitato e o formalmente contestato l'inerzia degli uffici, né invitato il segretario comunale a verificare l'eventuale sussistenza dei presupposti per l'attivazione dei procedimenti disciplinari».

Una condanna che rischia di rappresentare una sorta di spartiacque per interi spaccati metropolitani, dove la mancata riscossione dei canoni rappresenta una sorta di problema endemico. Non solo in periferia o nei comuni dell'area metropolitana, dal momento che la questione della riscossione dei canoni si è ripresentata anche al centro di Napoli (in zona Pizzofalcone), ma viene segnalata anche alle spalle della Ferrovia e in altri spaccati rionali alle porte di Napoli. Possibile che la sentenza di primo grado (rispetto alla quale i diretti interessati potranno proporre ricorso) rappresenti un precedente utile per affrontare criticità simili.

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