Argentina campione, Napoli in festa come Buenos Aires: «E immagina se vinciamo lo scudetto»

Notte di caroselli dal centro storico al lungomare

La festa per la vittoria dell'Argentina a Napoli
La festa per la vittoria dell'Argentina a Napoli
di Gennaro Arpaia
Domenica 18 Dicembre 2022, 23:06 - Ultimo agg. 19 Dicembre, 18:33
5 Minuti di Lettura

«E ora immagina se vinciamo lo scudetto» dice un padre a suo figlio lasciando l’onda lunga della festa, un attimo dopo il fischio finale. Ha la maglia dell’Argentina, ma l’accento è proprio inconfondibile, ha vissuto un pomeriggio di fronte al murales di Diego Maradona, l’ultimo uomo che era riuscito a portare a Napoli la vittoria di un campionato e in Argentina la vittoria di una Coppa del Mondo.

Questo, però, almeno fino a ieri. Alle 18.54 il tappo è saltato via per l’Albiceleste e Napoli si è trasformata in Buenos Aires in un attimo: erano migliaia gli argentini arrivati in città per assistere alla finale del Mondiale contro la Francia, una sfida che riportava Messi e compagni a un passo dal sogno: quale teatro migliore di Napoli per poterla vivere insieme, anche lontani da casa?

Risuona così il coro ormai famoso che il popolo argentino ha cantato durante tutto il Mondiale. È partito dal Sudamerica, è arrivato a Doha, è passato anche da Napoli ieri. Appuntamento alle 12 a Piazza Dante, epicentro per una mattina del tifo albiceleste, ma l’ansia era tanta e già dalle 10 sono spuntate a Port’Alba bandiere con il sole argentino.

Due ore di festa sotto il sole di un dicembre che sa più di primavera per una volta e l’occasione giusta per stare insieme: «Con Diego dalla nostra parte per tifare Leo» intona il popolo albiceleste.

Video

Sono arrivati da tutto il Paese: Milano, Torino, Venezia, anche Roma e Cosenza, un’organizzazione lampo nei giorni precedenti che doveva vederli prima a Castel dell’Ovo e poi all’esterno dello stadio che porta il nome del Pibe. Il tempo non era abbastanza per lasciapassare e permessi, ma l’onda argentina non si è infranta contro la scogliera. Si sono riorganizzati in un attimo, poi hanno pensato a dove poter far festa, perché la vittoria di questo Mondiale «…è scritta nelle stelle», ripetono da giorni.

 

La folla biancazzurra si è dispersa a pranzo: da Piazza Dante, una vera e propria processione che ha costretto via Toledo - già piena per le festività natalizie - a trasformarsi in una improvvisata Avenida de Mayo, con tanto di empanadas pronte a spuntare ovunque. Poi si sono divisi: tra i quartieri, il centro storico, il Centro Direzionale, un pezzo d’Argentina in quasi ogni angolo di Napoli, che di Buenos Aires ha il sangue e il sole e oggi anche un pezzetto di Coppa.

Sì, perché la città questa vittoria mondiale la sente un po’ sua, col cuore diviso da sempre tra i colori italiani e quelli argentini. E non è solo per il Pibe de oro. La gioia è stata incontenibile al rigore decisivo di Montiel, ma al Largo Maradona, sotto il murale di Diego, ieri c’è stato davvero di tutti: argentini, spagnoli in Erasmus a Napoli, napoletani che hanno cominciato a bere il mate e a padroneggiare l’asado solo per sentirsi parte di un popolo che spera. E vince. L’urlo si è sentito alto al primo rigore di Messi, poi il sentore della beffa ai supplementari dopo la tripletta di Mbappé. «Qualcuno ha cambiato posto» lamenta un tifoso argentino arrivato da Roma con la compagna che è quasi più scaramantica di una napoletana. Si sono trasferiti da qualche anno, amano l’Italia, ma i colori di casa sono un’altra cosa. E Napoli glieli ricorda un po’. Quando Montiel si è diretto verso il dischetto del rigore, tutti hanno preso in mano lo smartphone senza perdersi però le immagini della tv. C’era voglia di un ricordo che potesse fare la differenza.

La città si è lasciata coinvolgere dall’onda dell’entusiasmo, La Plata sembra dietro l’angolo, così come dietro l’angolo c’è ancora un 10 a fare la differenza. E se Messi non sarà mai Maradona, poco importa per una notte: «Ole Ole Diego Diego» si canta per la strada, la festa si sposta di nuovo a Piazza Dante e poi nel centro storico, fino a tarda sera. I muchachos hanno gioito anche con chi è più lontano. In tanti, infatti, dopo la vittoria in finale hanno chiamato gli affetti rimasti in Sudamerica: papà, mamme, nonni che fanno festa nel pomeriggio argentino e connessi in un attimo ad una città che per una notte e in provincia di Buenos Aires.

E la testa dei napoletani, nel frattempo, va tutta a quella stagione di trentasei anni fa. Maradona alza la coppa nei cieli messicani, poi torna a Napoli e si prende anche lo scudetto. Un bis che non potranno ripetere calciatori argentini - l’unico azzurro, Simeone, non era in Qatar con Scaloni - ma i ricorsi storici da sempre fanno impazzire i tifosi. In tanti sono scesi per le strade ieri per aprire le porte agli argentini in arrivo, in tanti quelli che sperano di poter ripetere una giornata di festa, magari tra qualche mese. Con alle spalle ancora la forza di Diego: che sarà ora un po’ più in alto, ma i miracoli può sempre ripeterli. Anche Napoli ora lo sa.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA