Napoli, dopo la riapertura di Castel dell’Ovo si punta sui negozi al Plebiscito

Napoli, dopo la riapertura di Castel dell’Ovo si punta sui negozi al Plebiscito
di Gennaro Di Biase
Sabato 7 Maggio 2022, 06:00 - Ultimo agg. 8 Maggio, 09:41
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La Napoli turistica è in cerca di decoro, tra speranze di rilancio e riaperture. Questo in corso sarà l’ultimo weekend senza il Castel dell’Ovo. Da lunedì 9 maggio, infatti, la fortezza dell’isolotto di Megaride sarà riaperta al pubblico. Nelle stesse ore in cui veniva ufficializzata la riapertura, ieri in prefettura si è svolto un vertice per salvare il Plebiscito, sempre più immerso nel degrado tra nuove scritte, raid vandalici, homeless e immondizia. L’incontro è stato presieduto dal prefetto Palomba, in presenza del sindaco Manfredi, del direttore centrale per gli Affari dei Culti e per l’Amministrazione del Fondo Edifici di Culto, Fabrizio Gallo, del Soprintendente Archeologico, del direttore dell’Agenzia del Demanio e del rappresentante del Provveditorato alle opere pubbliche. Sono due i punti essenziali emersi: le operazioni per la nuova illuminazione della piazza e i fondi, assicurati dal Ministero, per «il recupero dei locali di proprietà Fec già in concessione per l’apertura di attività confacenti all’area e compatibili con gli interessi culturali». 

Era atteso il ripristino dell’accesso di Castel dell’Ovo e, di conseguenza, la ripresa delle relative attività culturali previste nella fortezza del Borgo. L’accesso era stato interdetto il 13 aprile, a causa dei crolli di alcuni calcinacci. Il provvedimento di riapertura – fanno sapere da Palazzo San Giacomo – è stato emesso «con estrema urgenza per favorire la tempestiva ripresa delle attività e delle visite», una volta terminate le operazioni di installazione di un percorso protetto che potesse rendere nuovamente fruibile uno dei luoghi simbolo di Napoli. I turisti del weekend in corso, in ogni caso, dovranno aspettare di tornare in città per poter visitare la fortezza affacciata sul Golfo e sul Mediterraneo. La zona del lungomare, passando da piazza Vittoria e fino al Borgo Marinari e via Partenope, in attesa del piano di restyling, non è purtroppo libera dai dissesti.

Per il Plebiscito, si è discusso della posizione urbanistica e dell’allineamento catastale dei locali del Fec, destinati (dopo il fallimento delle assegnazioni successiva al bando del 2017) allo «svolgimento di attività commerciali con espressa vocazione alle tradizioni artistiche del territorio». Sono state poi acquisite le indicazioni del Comune sul progetto di un nuovo impianto di illuminazione pubblica, della riqualificazione dell’area e dei locali del portico. 

Altro nodo: sarà definito un accordo di collaborazione fra Fec, Prefettura, Comune di Napoli e Soprintendenza per definire modelli condivisi di gestione delle procedure. Nell’attesa, resta la distesa di saracinesche abbassate.

Dopo lo «sfratto per morosità» dei mesi scorsi di una piccola pizzeria, restano aperti un bar e un artigiano. Poi il deserto. La Gesco aveva annunciato l’apertura di un ristorante a tema letterario in primavera, nei locali dell’ex libreria Treves: Il Poggio di Leopardi. Ma gli habitué per ora non «vedono movimenti da mesi in quegli spazi». Siamo nell’epicentro di Napoli, ma a giudicare dall’incuria è come se fossimo in una strada periferica, che nessuno percorre mai. Il Plebiscito è un paradosso “nascosto” sotto gli occhi di tutti, e rivendica dignità dopo anni di desertificazione e abbandono. Nelle scorse ore, una nuova, orribile scritta rossa (i nomi degli incivili «Diana, Gaia e Ciro») ha devastato il primo leone egizio dal lato proprio della prefettura. Quella usata da tali è presumibilmente la stessa bomboletta spray rossa che ha devastato definitivamente le colonne al centro esatto del portico, con un simbolo fallico. Il villaggio dei clochard insiste invece dall’altro lato del portico, verso via Console. Ieri mattina, c’è stata una operazione di vigili e Comune per dare una ripulita, in vista di un evento in bici domani. 

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