Napoli, piazza Carlo III in agonia tra topi, rifiuti e lavori infiniti

Napoli, piazza Carlo III in agonia tra topi, rifiuti e lavori infiniti
di Gennaro Di Biase
Giovedì 24 Giugno 2021, 07:00 - Ultimo agg. 18:22
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Topi tra le aiuole ingiallite e sporche, abitate dai clochard di zona. Immondizia sulla soglia, dentro e a lato di un Albergo dei Poveri sempre più malandato. Giostrine vandalizzate. Enormi aree parcheggio nell'edificio storico. Transenne e lunghi cantieri per il rifacimento del manto stradale, con tanto di traffico in tilt. Drappi strappati che oscillano senza scopo dalle finestre fatiscenti dell'edificio più imponente d'Europa. Piazza Carlo III e la sua agonia sono finite nel cassetto delle emergenze croniche, nel limbo dei problemi partenopei tanto seri quanto non affrontati. L'area tra la piazza alla fine di via Foria e via Tanucci piange, assediata da criticità più asfissianti del caldo grigio di questi giorni. Questa è una delle tante, troppe, aree cittadine senza regole, senza controlli e a disposizione di chi, semplicemente, le occupa più o meno illegalmente.

Appena superate le scritte fasciste e le croci celtiche che imperversano lungo via Foria e sul muro fronte strada dell'Orto Botanico, si raggiungono le altre scritte, quelle appena fatte da qualche ragazzino maleducato all'ingresso principale dell'Albergo dei Poveri. Qui si trovano letti di cartone di tre clochard che, verso ora di pranzo, si riparano dal sole di fine giugno. È il segnale, uno dei tanti, del fatto che l'Albergo, dal lato di piazza Carlo III, non sia dei poveri, bensì di nessuno. Dentro e fuori. All'esterno dell'edificio svettano montagne di sanpietrini accatastati a causa del vicino cantiere, che manda in tilt il traffico della zona nelle ore di punta. Poi si trovano decine di mini-discariche tra le aiuole incolte e straziate che circondano Palazzo Fuga. I giardini al centro della piazza, abbandonati al loro destino (e cioè ai bivacchi di ragazzini e clochard), sono un campo di grano di erbacce altissime, che quasi ostruiscono la vista da un lato all'altro della piazza: «Dentro ci sguazzano diversi topi». A raccontarlo, con tanto di gesto della mano che mima la grandezza dei roditori, è il signor Giovanni Esposito, anziano residente, seduto su una delle poche panchine rimaste dal lato dei bar, dove la sera si incontrano centinaia di ragazzini in una delle nuove piazze della movida, ancora poco note e incontrollate. «Qui una volta - prosegue Esposito - c'erano giostrine per bambini (distrutte dagli incivili e mai sostituite dal Comune, nda) - Ma non è rimasto più niente: le cose vanno sempre peggio.

I giardini fanno pietà. E poi è una vita che stanno facendo questi lavori al manto stradale. Sarà un anno». Nel cantiere, tra un restringimento e una coda di auto e bus, si notano gli operai al lavoro: «Non so quando finiremo - dice uno di loro - dobbiamo spingerci fino alla zona di San Giuvanniello». 

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Costeggiando Palazzo Fuga, lato via Tanucci, il colpo d'occhio resta desolante. Scooter parcheggiati in mezzo alle selve. Piante rampicanti nate dal terrazzo dell'Albergo settecentesco e che ormai arrivano fino ai piani alti. A terra, immondizia e mobili abbandonati. Tubi misteriosi che spuntano dalle finestre arrugginite dell'Albergo e raggiungono i marciapiedi. Poi l'immensa area di parcheggio, nel piazzale in cui (da tempo) alcune famiglie abitano l'edificio di tre secoli fa. Infissi in plexiglass sono incastonati tra le mura del Settecento. Nelle catacombe del parcheggio (area su cui il Comune provò ad intervenire negli anni scorsi) spuntano qua e là altre terribili scritte, alcune delle quali falliche. Anche visto da qui, immerso in un'anarchia unica e totale, Palazzo Fuga resta pieno di un fascino antico, maestoso quanto disperato, ma il caos degli interni mette quasi paura: l'abbandono è così intenso che si ha l'impressione di un qualche crollo imminente dell'enorme struttura, da cui emergono tubolari esausti e vecchi di decenni. Carlo III sembra la piazza di un mondo abbandonato e sfortunato. Per tanti motivi, istituzionali e non. «A livello geografico - spiega Rosario D'Angelo, presidente dell'Associazione Antiracket Imprese Edili - piazza Carlo III è il punto nevralgico di collegamento tra i quartieri popolari, Secondigliano, Doganella, Sanità. Questo, insomma, è il centro di tutta la criminalità micro e macro della città. È il luogo di incontro e passaggio della delinquenza napoletana». Ignorare un problema, però, lo ingigantisce. E di fatto, le condizioni sempre più precarie del gigante vuoto e morente di Palazzo Fuga sono perfettamente allineate con l'abbandono e l'anarchia che regnano incontrastate nelle vie circostanti. Tutto peggiora, in piazza Carlo III. E quell'epicentro del turismo partenopeo che potrebbe essere costituito da Orto Botanico, Real Albergo dei Poveri e dintorni, si lascia andare ogni giorno di più. 

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