«È assurdo che una mamma veda uscire di casa una figlia sana, e dopo due ore le giunga una telefonata con cui le dicono che le hanno sparato. Mia figlia va al liceo, è tranquilla e perbene, non frequenta persone sbagliate. Era lì per caso. Non c'entra con le persone coinvolte nella sparatoria. Ma ha rischiato di morire». Sfoga amarezza e angoscia raccontando quella notte di terrore, la mamma della 17enne di Acerra ferita per errore da un giovane criminale non ancora identificato domenica sera, intorno alle 23, tra le panchine di via d'Aragona. L'obiettivo del raid era il ragazzo di 16 anni, raggiunto da un colpo di pistola a un polpaccio. Motivo dell'agguato: il controllo dello spaccio, una guerra che sta coinvolgendo sempre più anche i giovanissimi.
Enza Farinaro, la mamma della 17enne ferita da due pallottole vaganti, esplose tra i giovani assiepati sulle panchine di via d'Aragona, ieri mattina era all'esterno del Cardarelli. «Sto aspettando che mia figlia esca dalla sala operatoria, un proiettile le ha danneggiato il piede sinistro.
Quindi il racconto delle fasi successive al ferimento. «Sono state terribili - ricorda Enza - dal pronto soccorso hanno telefonato a mio marito, che però non ha fatto in tempo a rispondere. Allora hanno telefonato alla mia seconda figlia, la sorellina, che ha solo 11 anni. È stata lei la prima a sapere». Angoscia e delusione. «La gente chiacchiera a vuoto: mia figlia non c'entra niente con questa sparatoria chiarisce di nuovo la signora Farinaro - è una ragazza perbene figlia di persone perbene. Il padre lavora all'Alenia. Io faccio l'estetista. Non abbiamo nulla da spartire con certa gente. Sul conto di questi ragazzi mi ha detto: Mi sembrano piccoli, non li conosco, penso che abbiano tra i 15 e i 16 anni». Ma Enza è implacabile: «Sono dei babykiller, non stanno bene, sono drogati. Qui siamo rovinati».
L'obiettivo dell'agguato, il sedicenne, dall'ospedale ha sbeffeggiato con una risata sarcastica chi gli ha sparato. Lo sberleffo è stato pubblicato sui social. Giornate che restano terribili. «Non mi calmerò fino a quando mia figlia non tornerà a casa camminando sulle sue gambe», conclude Enza: «È pazzesco, una ragazza non ha il diritto uscire in sicurezza in una calda domenica d'estate».