«Anna vittima innocente di malasanità», ma i medici dei Pellegrini: niente vendette

«Anna vittima innocente di malasanità», ma i medici dei Pellegrini: niente vendette
di Leandro Del Gaudio
Martedì 5 Febbraio 2019, 07:00
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Un botta e risposta a distanza sull'ultimo presunto caso di malasanità a Napoli. Amaro l'affondo dei legali e dei parenti di Anna Siena, la donna morta dopo essere stata dimessa con un semplice antidolorifico dal Vecchio Pellegrini, per poi morire in preda a una infezione provocata dal soffocamento del feto che portava in grembo. Una condizione di gravidanza che nessuno aveva notato in ospedale, come è stato ricordato ieri durante i funerali della donna. Immediata la risposta dei legali dei due medici indagati, che chiedono un processo giusto, al riparo da pretese di vendetta.
 
Ma andiamo con ordine a partire dalla posizione assunta dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, legali della famiglia della 36enne: «Anna è stata guardata, e non visitata su una sedia, senza neppure un esame ecografico. Aspettiamo l'esito delle indagini ma una cosa è certa: Anna è un'altra vittima innocente. Quanto non rilevato dopo il passaggio in rianimazione risulterà chiaro dai risultati dell'autopsia». Ma veniamo al ragionamento della difesa dei due medici indagati, rappresentati dai penalisti Domenico e Gabriele Di Crescio: «Non possiamo sapere se Anna Siena fosse o meno a conoscenza del suo stato interessante, abbiamo dei dati che ci dicono che il feto pesava oltre due chili e che la gravidanza era in uno stadio avanzatissimo, sulla base di questi dati sarà il pm ed il suo collegio di consulenti tecnici a fare le opportune valutazioni nelle opportune sedi, il resto sono illazioni». Scrivono i due legali: «Al momento del primo accesso al presidio sanitario, la ragazza lamentava una sintomatologia dolorosa che individuava solo nella zona lombare, mentre durante l'anamnesi non ha mai fatto menzione nè di dolori addominali, nè del suo stato di gravidanza. E alle specifiche domande formulate dall'operatore del triage, la donna ha più volte negato di essere incinta, il che - insistono i legali - costituisce un vulnus importante in una fase delicata come quella dell'anamnesi». Infine, il ragionamento conclusivo: «C'è una fortissima costernazione da parte dei nostri assistiti ed è doveroso che su questa vicenda sia fatta piena luce. Comprendiamo il desiderio della famiglia di avere giustizia ma da avvocati non possiamo non sottolineare che avere giustizia significa trovare un colpevole a tutti i costi». Mastica dolore e rabbia Olga Siena, sorella di Anna, che ricorda che la sorella non fosse a conoscenza di essere incinta: «Contro di lei, tanta imperizia», ha spiegato.
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