Camorra a Napoli, polveriera Ponticelli: sui social l’annuncio dell’alleanza tra clan

Camorra a Napoli, polveriera Ponticelli: sui social l’annuncio dell’alleanza tra clan
di Luigi Sabino
Domenica 23 Maggio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 24 Maggio, 18:51
4 Minuti di Lettura

Dura meno di un minuto il video che, postato su TikTok, getta nuova luce sugli assetti criminali di Ponticelli, teatro nelle ultime settimane di una violenta contrapposizione tra clan per il controllo delle attività illecite. In realtà, più che un video, si tratta di un album virtuale, una raccolta di foto dei principali esponenti della cosca Minichini-De Luca Bossa. Dal padrino Antonio De Luca Bossa alias Tonino ’o sicc a suo figlio Umberto e al fratello Giuseppe. Da Michele Minichini ’o Tiger, famigerato killer dell’organizzazione, a Domenico Amitrano, cugino di quel Luigi che nel 1998 morì dilaniato nell’attentato di via Argine, organizzato proprio dai De Luca Bossa per sancire la spaccatura dalla cosca Sarno. 

A far drizzare le antenne agli investigatori, però, non è stato soltanto l’omaggio ai padrini di via Cleopatra, ma chi lo ha inserito nelle pagine del popolare social. Un profilo utente che gli stessi investigatori definiscono «rivelatore» per quelli che potrebbero essere i futuri scenari malavitosi: a cominciare dall’immagine scelta. Una foto doppia che mostra da un lato, una giovanissima coppia e dall’altro un’ecografia. Apparentemente solo due genitori felici che sul web annunciano la nascita di una nuova vita. Eppure in quell’immagine c’è chi scorge qualcosa di più. Il motivo è che il neo papà e la neo mamma sono rampolli di due delle principali famiglie malavitose dell’area orientale. Lui è il figlio di Nunzia D’Amico, ammazzata nel parco Conocal nell’ottobre di sei anni fa.

Lei, invece, è strettamente imparentata con i De Luca Bossa. Un’unione, questa, che, secondo gli esperti delle forze dell’ordine, potrebbe favorire la nascita di un’alleanza tra le due «casate» di camorra. 

Video

Un dettaglio particolarmente inquietante perché - se confermato dalle indagini - significherebbe l’ingresso dei “Fraulella”, come i D’Amico sono conosciuti negli ambienti malavitosi, nel cartello che si contrappone ai De Martino del rione Fiat. Un’ipotesi tutt’altro che peregrina se si considera che a uccidere Nunzia D’Amico fu Antonio De Martino, all’epoca sicario della cosca De Micco e, poi, dopo la disarticolazione di quest’ultima, suo erede. Noto con il soprannome di “XX”, De Martino, sebbene detenuto, avrebbe dato vita a un suo sodalizio prendendo il controllo di una parte del quartiere e in costante fibrillazione con le altre formazioni malavitose. Non è tutto. Già negli anni passati la comune avversione verso i De Micco e i De Martino aveva spinto i D’Amico e i De Luca Bossa a stringere accordi per formare un’alleanza. Era accaduto, ad esempio, all’indomani del duplice omicidio di Gennaro Castaldi e Antonio Minichini, quest’ultimo fratellastro del killer Michele. Un delitto che, come appurato dalle indagini, fu ordinato e commesso dai sicari del clan De Micco per affermare la propria supremazia sul territorio. In realtà, come riferiranno i collaboratori di giustizia, a morire doveva essere solo Castaldi, legato ai D’Amico. 

La morte di Minichini fu un tragico errore gravido di sanguinose conseguenze. I suoi familiari, compresi i De Luca Bossa, si scagliarono contro i De Micco aprendo un secondo fronte nella guerra che già era esplosa con i boss del parco Conocal. A mettere fine alla faida fu l’intervento delle forze dell’ordine che assicurarono alla giustizia boss e gregari dei due schieramenti. I superstiti non poterono fare altro che riorganizzarsi dando vita a una galassia criminale in cui l’unico modo per sopravvivere era dare vita ad accordi e fragili alleanze. Un nuovo scenario in cui le fiammate di violenza, come quella degli ultimi giorni, si alternano a momenti di calma apparente come quello seguito al lancio delle bombe nella roccaforte dei De Martino. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA