Giunto al carcere di Secondigliano, C.B. avrebbe dovuto essere accompagnato all'abitazione del padre, ma, raccontano Ciambriello e Quintieri, «la traduzione non è stata effettuata né lo stesso giorno né nei giorni successivi, nonostante le numerose sollecitazioni effettuate sia dai familiari che dai difensori.
Qualche giorno dopo, mentre stava ancora sperando di essere accompagnato a casa, il suo difensore, evidentemente credendo che fosse già a conoscenza della triste notizia, si è recato in carcere a fargli le condoglianze ma nessuno, sino a quel momento, gli aveva comunicato alcunché. Soltanto dopo il decesso, lunedì 28 ottobre, C.B. ha avuto la possibilità di recarsi al funerale del padre». Il garante dei detenuti della Campania riferisce che «stando a quanto riferito al detenuto, ai suoi familiari e ai difensori, l'amministrazione penitenziaria, nei diversi giorni trascorsi presso la Casa Circondariale di Napoli Secondigliano, non avrebbe potuto effettuare la traduzione adducendo, come per altri casi analoghi, la mancanza di personale e di mezzi». Ciambriello e Quintieri ricordano che «le regole penitenziarie europee emanate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa stabiliscono che 'le condizioni detentive che violano i diritti umani del detenuto non possono essere giustificate dalla mancanza di risorsè. La violazione per difetto di risorse economiche, di personale o di mezzi dei diritti fondamentali dei detenuti e degli internati non può essere addotta quale valida giustificazione alla elusione degli stessi. Le giustificazioni fornite non possono essere tollerate, non è possibile che nel 2019 l'amministrazione penitenziaria non riesca a dare immediata esecuzione ai provvedimenti della Magistratura di sorveglianza per mancanza di fondi», concludono.