Il gasolio è troppo caro, Pozzuoli ferma la pesca: paranze e cianciole restano nel porto

Il gasolio è troppo caro, Pozzuoli ferma la pesca: paranze e cianciole restano nel porto
di Nello Mazzone
Venerdì 3 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18:02
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I venti di guerra tra Russia e Ucraina e i veti economici dell'ennesima crisi energetica si abbattono anche sulla flottiglia commerciale delle paranze e delle cianciole del golfo flegreo e cambiano i menù dei ristoranti: i pescatori se ne stanno con le braccia incrociate, un po' per protesta, un po' per risparmiare carburante e quel poco di pesce fresco pescato viene venduto a prezzi stellari. «Le paranze da giorni non escono in mare e le cianciole lo fanno a giorni alterni, per risparmiare carburante - dice Procolo Scintillante, che gestisce lo stand omonimo nel Mercato ittico al dettaglio di via Fasano - A causa di questo blocco della pesca, ormai da giorni, moscardini, gamberetti e i pesci per la frittura mista sono introvabili. Per colpa di questo aumento dei costi siamo costretti a rivendere ai nostri clienti a prezzi alti». «Siamo in una situazione drammatica e se il governo non interviene, qui rischiamo di chiudere in tanti - aggiunge Antonio Cavaliere dello stand «Frutti di Mare» - Nonostante il giorno di festa guardate questi stand, sono praticamente deserti». E con la mano indica i vari banconi di vendita: fino a qualche tempo fa ne erano 88 (con oltre 180 lavoratori impiegati), ma poi la crisi economica post-Covid e quella bellica hanno costretto 19 imprese a chiudere i battenti. 

E basta farsi un giro per avere il borsino della crisi. Spigole e orate vengono vendute a 25 euro al chilo, così come il fritto misto locale e i tartufi di mare, molluschi bivalve che nel gergo dei pescatori vengono chiamati «taratufi». Leggermente meno costosi i calamari locali, venduti al mercato a 16 euro al chilo, mentre ieri mattina le vongole erano a 18 euro e i fasolari a 14 euro. «Riusciamo a tenere bassi solo i prezzi delle alici, pescate dalle cianciole e che rivendiamo in media a 8 euro - spiega Salvatore Rimoli dello stand «Tutto Pesce» - Siamo in una crisi profonda». Pozzuoli è il terzo mercato ittico più grande d'Italia, per numero di imprese e per fatturato globale. Diviso tra la parte all'ingrosso, che ha come clienti pescherie e ristoranti, e quella al dettaglio rivolto ai consumatori finali. Un fatturato che nell'ultimo censimento economico del comparto regionale veniva stimato in 25 milioni di euro: 11 milioni di introito diretto per la pesca e 14 milioni tra indotto e rete commerciale di distribuzione e ristorazione. «Sono cifre che, purtroppo, sono un miraggio - dice Gianpaolo Aldo Marcellini, coordinatore nazionale Unimpresa Commercio aree pubbliche - C'è un calo di fatturato del 50 per cento, per colpa del caro-carburante ma anche per la mancanza di politiche economiche adeguate.

I box di vendita stanno chiudendo uno dopo l'altro. Richieste di nuove licenze non ne arrivano e, di questo passo, un pezzo importante dell'economia flegrea sarà in default con centinaia di nuovi disoccupati». 

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Un'economia in ginocchio, che si riflette anche sulla ristorazione. Decine di ristoranti, dal Serapeo al porto, ieri alle prese con una nuova impennata dei prezzi. «Siamo in grande difficoltà, c'è una forte crisi che si ripercuote anche su di noi - nota Raffaele Nerino della trattoria «A casa mia», alle spalle del porto - Avevamo molte prenotazioni, ma poi il nuovo aumento di gas e benzina ci ha costretto ad alzare i prezzi e ha convinto molti consumatori a evitare di andare al ristorante. Serve un aiuto economico anche per la nostra categoria». 

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