Castellammare, turista spagnolo picchiato per una rapina: «Mai vista tanta violenza»

Castellammare, turista spagnolo picchiato per una rapina: «Mai vista tanta violenza»
di Fiorangela d'Amora
Giovedì 5 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 6 Maggio, 07:26
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«Non tornerò più a Castellammare. Mi avevano raccomandato di fare attenzione ma non credevo di poter essere aggredito». Alejandro ha 23 anni, di Siviglia, lineamenti marcati e fisico gracilino. Assieme ad altri venti ragazzi provenienti da Lettonia, Romania, Spagna, Bulgaria e Polonia è parte di un progetto della Ue di scambi culturali che li ha portati a Castellammare per quindici giorni. «Siamo arrivati il 23 aprile e ripartiremo domenica. Ma non so ancora se il taglio alla testa mi permetterà di volare per tornare il Spagna». Il trauma cranico e la ferita gli sono stati causati lunedì sera mentre era in villa con il gruppo di studenti europei.

Cosa ricordi di quella sera?
«Eravamo assieme nei pressi delle giostrine, seduti tra le panchine dell'anfiteatro e della villa.

Poi ho seguito un'amica verso il mare. Ma mentre rientravamo verso il gruppo si sono avvicinate due persone».

Vi hanno parlato?
«Hanno detto qualcosa ma non in inglese, né io né la mia amica abbiamo capito cosa dicessero. Prima che potessimo dire una parola mi sono trovato a terra sanguinante».

Erano armati?
«Uno dei ragazzi aveva una pistola nascosta sotto il giubbotto e minacciava la mia amica; l'altro, che mi teneva sotto scacco, aveva un casco in mano».

Non ti hanno chiesto soldi o il cellulare?
«Quando sono caduto a terra ho urlato no money per far capire che non avevo niente. Ma erano sopra di me e avrebbero potuto perquisirmi, controllare se avessi qualcosa. E invece niente».

Cosa hanno fatto?
«Quando ho cominciato a urlare aiuto, si sono abbassati verso di me come se mi volessero calmare. Mi volevano zittire e poi mi hanno lasciato scappare via».

La tua amica era già riuscita a fuggire?
«Sì. Appena mi hanno colpito è corsa via. Era disorientata e non si è avvicinata agli altri amici per chiedere aiuto».

Con cosa ti hanno colpito?
«Non avevo visto la pistola perchè la teneva il ragazzo che controllava la mia amica. Ho visto il casco e ho creduto che fosse stato quello a colpirmi. Invece in ospedale mi hanno spiegato che il taglio è profondo e non può essere stato il casco».

Sei rimasto sempre cosciente, hai pensato al peggio?
«Quando sono caduto e ho visto che non infierivano su di me mi sono tranquillizzato pensando che non sarebbe successo altro. Certo, è stato uno choc. Tutto sarà durato trenta, forse quaranta secondi».

Sei riuscito anche a farti fotografare insanguinato.
«Sì. Sono sempre stato lucido e ho scritto e chiesto aiuto anche via chat. Poi mi hanno portato in ospedale».

Ti hanno ricoverato?
«Sono stato tutta la notte su una sedia del Pronto soccorso dell'ospedale di Castellammare tra gente che urlava per il dolore e tanti malati. Nessuno parlava una parola di inglese ma in compenso gli infermieri sono stati molto solidali con me. Mi hanno dato un caricabatterie per il cellulare, mi hanno comprato del cibo visto che ero senza soldi».

Sei stato a Napoli all'ospedale del Mare e poi sei rientrato al San Leonardo?
«Martedì mi hanno portato in ambulanza a Napoli per la visita neurologica. Poi sono tornato a Castellammare. Dopo un'altra Tac ho firmato per uscire, Ero e sono esausto. Non ho dormito per 24 ore».

Ti sei meravigliato che nessuno del personale fosse in grado di spiegarti cosa avevi?
«Certo, capisco che non possono parlare tante lingue ma almeno l'inglese. Come si fa ad accogliere in città persone di altri paesi e non avere nessuno che sappia comunicare».

Hai sentito i tuoi genitori?
«Mio padre è preoccupato, crede che con la ferita alla testa io non possa prendere l'aereo. Vedremo, spero di poterlo rassicurare e di non farlo partire in auto per venirmi a prendere».

Pensi di tornare in Italia?
«In Italia sicuramente, non a Castellammare. Mi avevano detto di stare attento, che il Sud è più pericoloso»

Credi di aver avuto una buona assistenza?
«Devo ringraziare gli agenti del commissariato che da lunedì sono con me. Mi hanno ascoltato e si sono rassicurati per le mie condizioni. Mi hanno spiegato che dove sono stato aggredito non funzionano le telecamere di sorveglianza e non è la prima volta che succedono aggressioni in quel punto della villa. Credo che Castellammare sia una città pericolosa. Non avrei mai pensato che potesse succedermi una cosa del genere soprattutto perchè eravamo un gruppo». 

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