Comune di Casalnuovo, assalto dei senzatetto: sindaco barricato, raffica di denunce

Comune di Casalnuovo, assalto dei senzatetto: sindaco barricato, raffica di denunce
di Pino Neri
Giovedì 3 Febbraio 2022, 12:00 - Ultimo agg. 4 Febbraio, 08:24
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In una delle città simbolo della speculazione edilizia napoletana tutta case e palazzoni può anche capitare che i fondi del Pnrr inneschino un assalto dei senzatetto. È successo al Comune di Casalnuovo, lunedi sera. Il sindaco ha dovuto barricarsi mentre alcuni senzatetto tentavano di sfondare la porta del suo ufficio. Scene forti, si è temuto il peggio quando un consigliere comunale e un manifestante sono entrati in contatto. A placare gli animi sono intervenuti i carabinieri. Il sindaco, Massimo Pelliccia, ha sporto denuncia. Stessa cosa ha fatto il manifestante che accusa il consigliere comunale di avergli inferto una testata. È stato refertato al pronto soccorso.

Il Comune ha avuto dal governo 7 milioni e mezzo di euro del Pnrr per la realizzazione di un progetto che risulta indigesto a un gruppo di senzatetto le cui varie generazioni si susseguono da trent'anni nel mai compiuto asilo nido del rione della ricostruzione, la 219. Un'occupazione eterna, resa possibile proprio grazie a un'assegnazione provvisoria firmata dal sindaco dell'epoca. Nove famiglie, nonni, mamme, nipoti, dovranno sgomberare da lì entro i primi di marzo. La giunta municipale vuole usare i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per riqualificare - e finalmente utilizzare - l'asilo mai inaugurato. E non vuole sentire ragioni. Ora che i soldi sono arrivati l'imperativo è aprire il cantiere. Ma c'è tanta rabbia. I destinatari del provvedimento non si considerano occupanti abusivi, perché i locali dell'asilo mai divenuto tale furono assegnati provvisoriamente, nel 1993, alle nove famiglie con tanto di provvedimento ufficiale del sindaco di quel momento, Franco Terracciano. «La commissione consiliare si legge nel documento firmato da Terracciano e datato 21 giugno 1993 vi assegna questi locali nell'attesa che il Comune acquisti gli alloggi in cui sarete successivamente trasferiti».

Ma gli alloggi promessi non furono mai acquistati. E oggi non ci sono alternative: gli abitanti dell'asilo della vergogna dovranno andare via. 

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L'immobile sarà riqualificato insieme con l'area che circonda la super degradata 219, ma non i 310 alloggi cadenti, che però non fanno parte del progetto di risanamento perché - tiene a specificare il sindaco Pelliccia - questo finanziamento del Pnrr «non consente ai Comuni di costruire nuovi alloggi pubblici». L'avviso di sgombero è stato consegnato nei giorni scorsi dalla polizia municipale. E così nella città in cui l'abusivismo edilizio l'ha fatta da padrone, in cui sono migliaia gli appartamenti privati realizzati nei modi più svariati e fantasiosi, un manipolo di senzatetto si ribella facendo riemergere antiche contraddizioni. «Questa sera ho vissuto uno dei momenti più tristi da quando faccio il sindaco - ha scritto Pelliccia a proposito della protesta di lunedi - hanno tentato di sfondare a calci e pugni la porta del mio ufficio. La via del ripristino della legalità è tortuosa...». Azioni violente e come tali esecrabili ma, come detto, non si tratta di occupanti abusivi. «Mia madre - racconta Carmela Ibello, 23 anni, disoccupata - aveva 16 anni e un bambino in braccio, mio fratello, quando i politici del Comune, con tanto di documenti, le assegnarono questi locali già allora fatiscenti e inabitabili. Io sono nata qui dentro e ci abito. E c'è ancora mamma qui con me. Ci siamo dovuti costruire alla meglio il bagno, la cucina, tutto». «Alcuni dichiarano di essere stati collocati dal sindaco dell'epoca - rintuzza Pelliccia - senza però possedere nessun atto di assegnazione. Inoltre gli assistenti sociali hanno verificato che vivono in condizioni igieniche insostenibili per cui è stato notificato lo sgombero. Io comprendo lo stato di emergenza e di agitazione ma nulla giustifica questa violenza. Alcuni di loro alcune settimane fa hanno aggredito fisicamente l'usciere del Comune eludendo i controlli per raggiungere la mia persona».

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