L'ambulanza era arrivata nel parcheggio del Pronto Soccorso del San Leonardo poco prima di mezzogiorno di sabato. A bordo c'era Pietro Calabrese, noto ristoratore di Lettere che all'alba di ieri ha perso la sua battaglia contro il Covid. Calabrese, zio Pietro come lo conoscevano tutti, aveva 65 anni ed è rimasto, come raccontano familiari e testimoni, tutto il tempo nell'ambulanza in attesa di ricovero. Le prime cure le ha ricevute a bordo del mezzo dal quale è stato portato via solo dopo ore, ormai senza respiro. Oltre 15 ore sulla barella del 118, con la bombola che i sanitari dell'ospedale avevano fornito e monitorando le sue condizioni ora dopo ora. «Siamo addolorati - commenta il sindaco di Lettere Nino Giordano - per la perdita di un uomo buono e per come sia avvenuta la sua morte. Ho sentito la famiglia che mi ha spiegato che Pietro non è mai entrato in Pronto Soccorso».
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Nei giorni scorsi il sindaco di un paese che conta su una popolazione di 6.300 persone 124 positivi, ha scritto al direttore della Napoli 3 Gennaro Sosto per denunciare «un'Asl al collasso per la gestione lacunosa dei tamponi, di tracciamenti mai fatti, di isolati lasciati a loro stessi».
Durante l'ultima notte trascorsa da Calabrese all'esterno del San Leonardo, in quella che è diventata ormai una corsia extra del Pronto soccorso, c'erano in attesa altri malati a bordo dell'ambulanza. Nella stessa notte è morta un'altra persona, rimasta per ore in barella. Ieri è stata una giornata di lutto anche a Castellammare per la morte di un altro imprenditore, Ciro Irollo. Il fondatore della Medusa, medico di professione, è stato curato e monitorato in casa. La polmonite bilaterale interstiziale ne ha causato la morte sabato sera, portandolo via all'età di 88 anni. Alla famiglia il cordoglio del sindaco Gaetano Cimmino (il vicesindaco Fulvio Calì è nipote di Irollo). «Castellammare perde un decano degli albergatori e valido esempio dell'imprenditoria locale».