Coronavirus a Napoli, allarme nuovi contagi e Comune sotto accusa: «Sicurezza, piano flop»

Coronavirus a Napoli, allarme nuovi contagi e Comune sotto accusa: «Sicurezza, piano flop»
di Luigi Roano
Martedì 12 Maggio 2020, 09:00 - Ultimo agg. 12:57
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Il rompete le righe - nel senso dell'alleggerimento dello smart working - in Comune è arrivato già da almeno una settimana tanto che poco meno di un migliaio di dipendenti sono tornati dietro le scrivanie o agli sportelli se anche a rotazione. Ora il tema è che c'è un contagiato alla Prima Municipalità già ricoverato al Cotugno e un sospetto caso alla Quinta municipalità. E sotto accusa ci finisce - per tutti i sindacati - il protocollo di sicurezza per la Fase 2 del Comune. Ritenuto difficilmente applicabile per mancanza dei dispositivi e per una organizzazione interna deficitaria. «Un libro dei sogni» spiega Agostino Anselmi della Cisl. «Documento mai condiviso dal Comune - racconta invece Danilo Criscuolo della Cgil Funzione pubblica - sono stato di persona, per esempio, alla Prima municipalità e ho potuto constatare come gli assistenti sociali erano sforniti di dispositivi di sicurezza nonostante il servizio fosse molto richiesto dalla cittadinanza. E non dimentichiamo i 55 contagiati della Polizia locale». Per la Cgil «il protocollo è inaffidabile». Sarà un caso, ma Palazzo San Giacomo nel giorno in cui viene fuori un contagio, i sindacati protestano e soprattutto bocciano il protocollo di sicurezza, corre ai ripari. E così fa circolare una determina dirigenziale dal valore di 1 milione e 253mila euro - più iva che è di 275mila euro - perché «l'Ente deve, con estrema urgenza, fornire al personale tecnico e amministrativo adeguati dispositivi di protezione individuale per l'espletamento dell'attività lavorativa, anche al fine di consentire il graduale rientro in sicurezza nei luoghi di lavoro con il passaggio dal lavoro agile al lavoro in presenza; che il valore complessivo dell'appalto, per 500 sedi comunali e circa 3500 dipendenti è di un milione e 253mila euro che i Dpi richiesti dovranno essere forniti per tutta la durata del periodo emergenziale, attualmente fissato al 31 luglio 2020, salvo eventuale proroghe». Si tratta di disinfettanti, dispensatori di gel termoscanner fissi e termometri a infrarossi, ma soprattutto di mascherine, che da sole si mangiano circa 880mila euro dell'appalto. La scadenza del bando di gara è fissata addirittura all'8 giugno cioè tra un mese circa. Nella sostanza, per i comunali ci sarà ancora molto da soffrire.
 


Il contagiato - trapela dal Comune - in servizio allo sportello anagrafe a Chiaia era assente dal lavoro da un paio di settimane come da programma di rotazione tra dipendenti per applicare la modalità smart. L'ultima volta in Municipalità ci sarebbe stato il 27 aprile, da allora si sono perse le sue tracce fino alla comunicazione di ieri di avere contratto il virus e di essere ricoverato al Cotugno.

Da quello che si apprende il Covid lo avrebbe aggredito in quanto una persona della sua cerchia più stretta sarebbe stata a sua volta contagiata. Sono in corso ora indagini interne e della Asl per verificare eventuali contatti avuti dal comunale in ufficio nell'ultimo giorno in cui lavorato per capire con chi si sia incontrato sia all'interno del Comune che all'esterno. Alla quinta Municipalità il comunale ce si è sottoposto a tampone pare fosse pure lui in servizio presso l'anagrafe. Al Cotugno lo hanno sottoposto a tampone, ma non lo hanno trattenuto, l'esito si saprà tra 24-36 ore. Per ora sarebbe - come da protocollo - in quarantena a casa sua. Le segreterie sindacali Cisl, Uil e Csa spiegano: «Siamo stati inascoltati nel chiedere regole certe, univoche e tutele per dipendenti e cittadini. Ci risulta che i colleghi entrati in contatto con il dipendente positivo, siano rimasti in servizio preferendo alla ragione e alla prudenza di affidarsi alla buona sorte. Esporre lavoratori e cittadini alla pandemia è un reato».

Nino Simeone - consigliere comunale di Agorà - vede «troppa approssimazione nell'affrontare il problema sicurezza dei lavoratori, soprattutto di quelli a contatto con l'utenza.
Ciò nonostante mi giungono notizie di dirigenti che stanno spingendo fortemente per il rientro in presenza dei dipendenti senza le necessarie garanzie per la salute». 

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