Coronavirus a Napoli, nuovo focolaio nell'ospedale San Leonardo e il sindaco va in Procura

Coronavirus a Napoli, nuovo focolaio nell'ospedale San Leonardo e il sindaco va in Procura
di Fiorangela d'Amora
Venerdì 3 Aprile 2020, 08:00 - Ultimo agg. 12:46
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Focolaio all'interno dell'ospedale San Leonardo di Castellammare: medici e infermieri sono in quarantena, interi reparti nel caos mentre si attende l'esito di 50 tamponi e l'Asl si prepara a sostituire il personale malato o con sospetto di infezione. Al momento sono quattro i medici positivi, tre dei quali al lavoro nell'Unità di Urgenza, già in quarantena con sintomatologia da Covid-19. Sette gli infermieri nelle stesse condizioni in isolamento domiciliare che provengono dallo stesso reparto. Il primo ad ammalarsi però è stato il primario di Cardiologia, assente in reparto dal 2 marzo. Numeri che hanno fatto scattare l'esigenza di praticare tamponi sul personale sanitario, sugli addetti alle pulizie e anche agli otto degenti ricoverati in Medicina d'urgenza. «I pazienti sono asintomatici - fa sapere il direttore dell'Asl Napoli3 Gennaro Sosto - se dovessero arrivarci risposte di positività dai tamponi lavoreremo con chi resta e con nuove forze già organizzate». Nessuna chiusura del reparto dunque, ma un avvicendamento per dipendenti «che potrebbero aver contratto il virus anche fuori dall'ospedale», prosegue Sosto respingendo i sospetti di una cattiva gestione interna: «Se un solo medico asintomatico ha infettato gli altri quali potevano essere i rimedi da adottare?».
 
 

Il direttore generale difende l'ospedale che dall'inizio dell'emergenza era stato designato per accogliere tutti i casi sospetti di Coronavirus con l'allestimento di tende esterne per il pre-triage e poi l'istituzione di un percorso interno indipendente dal pronto soccorso per l'osservazione dei pazienti in attesa di tampone. In tutto quattordici posti letto. Provvedimenti che non sono bastati perché il virus arrivasse nei reparti. Uno scossone l'ha provocato l'arrivo di pazienti respinti dal Covid Center boschese dove per giorni sono stati bloccati i ricoveri. Ma soprattutto, al centro del caso San Leonardo ci sono tamponi «eseguiti male» secondo i sindacati. Pazienti arrivati in reparto con esiti negativi ma sintomatologie da polmonite interstiziale: una condizione che costringe i sanitari a ripetere l'esame dopo 48 ore, il cui esito, spesso con conferma di positività, arriva postumo. Episodi che spingono il sindaco di Castellammare, Gaetano Cimmino, a presentare denuncia alla magistratura: al procuratore capo di Torre Annunziata Pierpaolo Filippelli il sindaco scrive di aver «raccolto comportamenti lesivi nei confronti dell'intera comunità stabiese». All'interno del San Leonardo non vengono rispettati i protocolli e c'è una cattiva gestione dell'emergenza. Più volte ho provato a comunicare con la direzione dell'ospedale e segnalare le anomalie», sottolinea Cimmino nell'esposto, ricordando anche il caso della donna positiva che partorì, secondo alcune testimonianze, senza le dovute precauzioni. A distanza di dieci giorni acqua passata, dopo l'inchiesta interna e i tamponi eseguiti sull'intero reparto di Ostetricia e Ginecologia e sul personale della sala operatoria nessun contagio è stato riscontato né ci sono state ripercussioni sull'operato del reparto. La neomamma inoltre martedì scorso è stata dimessa dal Covid Hospital di Boscotrecase perché guarita. Per quella vicenda la Procura ha aperto un'inchiesta, lo stesso fascicolo che oggi si arricchisce con le segnalazioni del primo cittadino e dei sindacati Cgil, Uil, Fials, Fsi-Usae e Nursing-Up.
 

Per i rappresentanti dei lavoratori c'è un solo colpevole: il direttore sanitario Mauro Muto. «Più volte abbiamo segnalato alla Direzione strategica il caso di Castellammare dove l'inefficacia di un direttore sanitario di presidio non ha consentito le opportune tutele sotto il profilo della prevenzione e protezione, dal contagio di operatori sanitari». Accuse che Muto bolla come tentativo di speculazione. «Siamo rimasti in tre - dice Muto - e con sforzi enormi gestiamo un presidio con quattro pronto soccorso attivi: ordinario, pediatrico, ostetrico e ora anche Covid. La carenza dei dispositivi di sicurezza è un problema nazionale. Abbiamo acquistato 25mila euro di mascherine, poi è arrivata la disponibilità della direzione dell'azienda sanitaria e in queste ultime ore abbiamo avuto la solidarietà di molti, così mascherine, calzari e tute non mancano. Il nostro ospedale è un luogo sicuro per tutti». A meno che l'esito dei tamponi, atteso per le prossime ore, non dica il contrario. 
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