È una forsennata corsa quella del Coronavirus in Campania: ieri nuovo record con 3.103 positivi su 17.735 tamponi effettuati. La percentuale di positivi cresce da 16,1 al 17,5 per cento. Valore che si allinea a quello del capoluogo dove sono sono 603 i nuovi contagi su circa 4 mila test. In crescita anche il tasso di letalità con 20 decessi in quattro giorni di cui 17 solo ieri. Preoccupano anche i numeri dei ricoveri ospedalieri: 1.297 in ospedale con sintomi (79 in più del giorno prima) e 164 in terapia intensiva, (21 in più). Per comprendere la gravità di questa seconda ondata vale la pena ricordare che nel primi 2 giorni di ottobre sono stati registrati 36.144 tamponi positivi, più della somma dei positivi da febbraio a settembre.
Una situazione che spinge la Regione a prendere in considerazione nuove possibilità e ad essere pronta a ogni scenario. «In corso contatti a livello nazionale per l’ipotesi di allestire ambulatori dell’esercito - dice all’agenzia Ansa Antonio Postiglione, capo della direzione Salute di Palazzo Santa Lucia - abbiamo iniziato ad approfondire la logistica.
LEGGI ANCHE Coronavirus in Campania, cimiteri verso la chiusura nel «ponte dei morti»
Il nodo da sciogliere non sono soltanto i posti letto quanto il personale specialistico che manca. In Campania sono pronte un centinaio di unità di Terapia subintensiva e Rianimazione già allestite (dieci ad Agropoli, 55 nei moduli dell’Ospedale del mare altre nei Covid prefabbricati di Caserta e Salerno) che non possono funzionate in assenza di specialisti. «La Protezione civile ci ha dato un elenco di 50 medici e 100 infermieri che stanno arrivando ma sono pochi - continua Postiglione - stiamo continuando noi il reclutamento con contratti straordinari, co.co.co., pensionati, medici laureati e abilitati. Abbiamo autorizzato le aziende a ricorrere ad ogni strumento straordinario». Il riferimento è alla richiesta ribadita nei giorni scorsi con una lettera inviata da De Luca al premier Conte: servono 600 medici e 800 infermieri. «Noi non abbiamo medici e infermieri - replicano dalla Protezione civile nazionale - ma ci siamo limitati a fornire i nominativi di chi ha risposto a un call per reclutare volontari che peraltro sono medici dipendenti di altre Asl e ospedali e che, probabilmente, hanno declinato la disponibilità iniziale a fronte di un impiego necessario nelle regioni di provenienza».
Una risposta all’appello di De Luca arriva da duecento giovani dottori campani, freschi di laurea e con tanta voglia di mettersi alla prova. Vorrebbero scendere in campo subito, offrire il loro contributo, con umiltà e senza pretese: «Potremmo affiancare il personale del 118 - spiega Carla Fasano, alla guida del gruppo di medici - collaborare a fare i tamponi, seguire le terapie domiciliari. Un lavoro utile a sollevare i colleghi da impegni più gravosi». Una strada sbarrata fino a quando i neo laureati non saranno iscritti all’Ordine dei medici di Napoli. Pratica che - secondo quanto dichiara la stessa Fasano - non sarebbe possibile prima della conclusione del rinnovo dei vertici di categoria in programma per la metà di novembre. Da qui la mobilitazione nata sulle pagine di Change.org grazie a una petizione lanciata proprio dalla Fasano che, in un appello pubblico, firmato da oltre 13mila persone, chiede al governatore, e ai vertici dell’Ordine, di ratificare al più presto l’abilitazione professionale ai duecento giovani dottori, a prescindere dal rinnovo delle cariche dell’Ordine che, di fatto, impedisce ai medici di prendere servizio negli ospedali: «Non ha senso tenerci fermi per mere questioni burocratiche - conclude la dottoressa Fasano - in un momento come questo è un delitto sprecare risorse». Replica lo sportello giovani dell’Ordine che parla di «previsione che violerebbe la legge» e di «paletti fissati in sede nazionale non dalla Regione e tantomeno dall’Ordine». Una soluzione alternativa ai contratti precari è stata adottata dalla Asl Napoli 2 nord che propone bandi agli specializzandi all’ultimo e penultimo anno (sono 300 in Campania nelle discipline richieste) per ora a tempo determinato e che saranno trasformati all’atto del completamento dell’iter formativo sula scia di quanto attuato dal decreto Calabria.
Si va infine verso la proroga della zona rossa di Arzano che scade oggi: conclusi gli screening su campioni significativi di popolazione emerge che il 30 per cento dei residenti è positivo al test. Un valore altissimo. Attualmente nella cittadina sono 1020 i postivi su 33 mila (1 su 29 cittadini). Quando è partito lo screening erano 158 ma sono raddoppiati a 300 nel giro di pochissimi giorni. Ma chiudere un solo centro non può certo bastare a raffreddare la febbre da Coronavirus che sale in tutta la regione.