Napoli e il coronavirus: città vuota, lungomare deserto ma c'è chi fa jogging

Napoli e il coronavirus: città vuota, lungomare deserto ma c'è chi fa jogging
di Gennaro Di Biase
Giovedì 12 Marzo 2020, 08:41 - Ultimo agg. 15:21
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Ha tante facce, la Napoli del coprifuoco da coronavirus. L'atmosfera è surreale dopo le 18: bar e ristoranti sono chiusi, le forze dell'ordine controllano a tappeto gli automobilisti, la maggior parte dei pedoni porta la mascherina o si copre il volto con la sciarpa, ma la città non è vuota. Specialmente nelle zone residenziali, le insegne dei negozi al dettaglio aperti illuminavano i marciapiedi. Il traffico non manca del tutto e ai semafori si forma anche qualche coda. Il flusso di chi esce di casa, infatti, seppure notevolmente sceso rispetto alla norma, va analizzato zona per zona, quartiere per quartiere: sono deserte le aree a vocazione «turistica», come San Martino, il centro e il Plebiscito. Meno le vie residenziali, come il Vomero e la zona collinare. A questo si aggiungono (dovunque) le code all'esterno delle farmacie, dei supermercati e di qualche distributore di sigarette. Sono file di ogni forma geometrica: a volte, per rispettare la distanza di un metro, si creano zig zag e girotondi. Intanto, dopo il tam tam su Internet, sono spuntati i cartelli di bambini pieni di speranza: Andrà tutto bene.

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LUNGOMARE E TOLEDO
«Ma posso uscire dopo le 18?», si domanda smarrita una signora. Davanti a lei c'è la distesa di saracinesche abbassate di bar e locali del Lungomare semideserto. Semi, appunto: niente a che vedere con il solito affollamento pre-coronavirus, ma c'è chi fa jogging. Un corridore ogni 4 minuti. Via Toledo è una strada quasi fantasma, come piazza del Plebiscito. Qui la polizia di Stato sta controllando gli automobilisti chiedendo loro perché siano in strada. C'è chi si è messo al volante per tornare dal lavoro, chi per fare la spesa. Più animata via Chiaia, dove qualche pedone si vede. «Abbiamo ricevuto tantissime telefonate da parte dei nostri iscritti - spiega Enrico Inferrera, presidente di Confartigianato Napoli - specialmente dal Vomero e dal centro storico. I commercianti ci hanno chiesto notizie sulla possibilità di restare aperti e ci hanno chiesto fino a che ora. Barbieri, parrucchieri e centri estetici hanno chiuso, come ordinato dalla Regione. Ma i molti negozianti rimasti aperti ieri lo hanno fatto senza violare nessuna regola, anche perché la situazione economica del Sud era già critica prima del coronavirus». Anche ieri, a Napoli, è andato in scena il duello tra allarme economico e allarme sanitario.
 
 

VOMERO
Ha fatto il giro dei social il video di ieri mattina, girato in via Scarlatti, in cui un poliziotto redarguisce un anziano che si trova in strada. Intorno alle 19, nello stesso punto, i pedoni ci sono. E c'è perfino qualche auto che sfrutta il deserto per infilarsi nell'area pedonale. I cittadini al Vomero camminano come ombre bardate. Ma camminano. Anche piazza Medaglie d'Oro è piuttosto viva. Sono pochi i negozi chiusi. In molti portano a spasso il cane intorno alle 19, in tutta la zona collinare. A pochi passi dalla pattuglia della polizia municipale che anche qui controlla gli automobilisti, c'è una folta coda, ben distanziata, di gente in attesa all'esterno della farmacia. Lo stesso succede anche all'esterno dei supermarket. Ieri, dalla V Municipalità, è partita una nota firmata dal presidente Paolo De Luca e destinata a Prefettura, Questura, Comune e Regione, che parla «della presenza in strada si legge nel documento sul territorio collinare di un numero elevato di cittadini, anche in alcuni casi riuniti in assembramenti, in prossimità di esercizi commerciali e punti di attrazione. Tale fenomeno è incompatibile con quanto disposto dal dpcm dell'8 marzo».

CENTRO STORICO
In piazza Dante e in via Salvator Rosa, le saracinesche dei bar sono abbassate. Ma non quelle dei negozi, dalla ferramenta al negozio di borse, dalla gastronomia al fruttivendolo, dal tabaccaio alla boutique d'abbigliamento. «Restiamo aperti, finché ce lo permettono», sospira un bottegaio. All'interno dei negozi si chiacchiera. Non si tratta assembramenti, ma di una parte di socialità, con gli esercizi al dettaglio ieri aperti, che è sopravvissuta al coprifuoco. Auto, scooter e pedoni non mancano neanche qui. «Ma possiamo uscire a piedi?», è la domanda ricorrente. Per motivi di «necessità» sì, ma sono giorni difficili, in cui la lista delle cose che non si possono fare si aggiorna molto rapidamente, visto che il Governo valuta il lockdown totale. In piazza Garibaldi, molti immigrati si riparano sotto il tetto dell'uscita della metro. Bar e ristoranti off limits anche qui. Nella zona dell'arena e dei giochi non c'è folla. Non si sente più il rumore dei trolley trascinati dai turisti a ogni ora, ma anche qui cammina un flusso sporadico di pedoni. Così si presenta Napoli la sera dell'11 marzo 2020, in pieno coprifuoco da pandemia. Svuotata sì, ma non vuota del tutto. E non dappertutto.
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