Covid in Campania, ecco piano per le scuole: chiusure in base ai colori locali

Covid in Campania, ecco piano per le scuole: chiusure in base ai colori locali
di Ettore Mautone
Giovedì 4 Febbraio 2021, 23:28 - Ultimo agg. 5 Febbraio, 16:57
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Scuola e contagi: dopo l’apertura degli istituti scolastici in Campania, delle elementari e medie prima e dal 25 gennaio al 1 febbraio delle superiori, l’incidenza di nuovi casi individuati positivi al tampone è cresciuta nella fascia di popolazione in età scolare. Un aumento lineare, non ancora esponenziale ma superiore alla media registrata nelle altre fasce di età e che interessa sia i bambini da 0 a 9 anni sia la fascia adolescenziale dai 14 ai 19 già a rischio per la più alta intensità sociale, la tendenza a vedersi in gruppi, a partecipare alla movida, anche derogando dell’uso della mascherina. Ragazzi che tornati tra i banchi e collocati in uno stesso spazio per un più alto numero di ore e con più occasioni di incontro tendono fatalmente a moltiplicare la diffusione di Sars-Cov-2. 

L’unità di crisi regionale sta raccogliendo dalle Asl tutti i dati epidemiologici disponibili per verificare numeri e indicatori. Oggi alle 18 è in programma a palazzo Santa Lucia un confronto di merito con i tecnici per tirare le somme e applicare i provvedimenti che si riterranno necessari. L’idea a cui si lavora tiene conto delle indicazioni della sentenza del Tar che ha aperto le porte degli istituti identificando un meccanismo automatico di restrizioni sia delle attività sociali che scolastiche, che scatterebbe al superamento di valori limite dell’incidenza di infezioni per popolazione. Ciò attraverso l’uso di un algoritmo previsionale dell’epidemia applicato ai singoli territori o anche a singole scuole. Lo scoglio da superare è valutare correttamente il denominatore del valore da identificare. Per intenderci un conto è scovare tre casi su 1500 persone che formano la platea di docenti, discenti e operatori di un determinato istituto e un altro è trovare gli stessi tre casi positivi in un piccolo istituto di soli 100 frequentatori. Tra la variabili da identificare c’è poi la valutazione della pericolosità dei trasporti, del numero di esercizi commerciali immediatamente prospicienti le scuole come bar, cornetterie, pub, frequentati dagli alunni di un determinato istituto. Più semplice sarebbe allora procedere alla definizione di una mappa suddivisa per distretti delle Asl ovvero per Comuni in cui definire lo stesso parametro di facile verifica da parte degli stessi amministratori locali.


La considerazione di fondo è che i bambini e gli adolescenti, pur positivi al virus, sono nella quasi totalità dei casi asintomatici o portatori di segni di malattia molto sfumati. Ma sia i bambini sia gli adolescenti (questi ultimi peraltro dotati di autonomia negli spostamenti) sono anche spesso strettamente collegati ai nonni che se ne occupano negli orari di lavoro dei genitori. Insomma non sono i casi di infezione tra i ragazzi a preoccupare ma la diffusione virale sostenuta da questi nelle fasce di popolazione a rischio all’interno delle famiglie. Nel monitoraggio che la Regione e le Asl stanno portando avanti è proprio questo abbinamento di incidenza ragazzi-genitori-nonni che viene tenuto nella massima considerazione. Le valutazioni delle curve epidemiologiche di crescita si fanno nell’arco di 7 e 14 giorni. Tutti i dati provenienti delle Asl saranno oggi messi sul tavolo dell’Unità di crisi dedicata al nodo scuola e analizzati in ogni dettaglio. Storicamente i ragazzi delle superiori - è stato detto in una delle ultime riunioni - trovano sempre espedienti per amplificare i momenti di socializzazione. Bere una birra insieme, fumare una sigaretta, condividere un panino sono gesti naturali a quell’età e difficili da regimentare ma altrettante situazioni di facilitazione del contagio.

I pochi giorni di apertura delle scuole hanno già dato lievi incrementi, microscopici innalzamenti delle curva di crescita delle infezioni in quei contesti. Dovrà passare un po’ di tempo perché questi innalzamenti diventino significativi ma ora si è in grado di intervenire e di sbarrare il passo al virus più efficacemente - è il ragionamento dei tecnici - mentre aspettando troppo ci sarebbero difficoltà a circoscriverne il raggio. 

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La Campania, nell’ultima settimana, è al secondo posto in Italia dopo il Trentino Alto Adige per numero di contagi per 100 mila abitanti con picchi d’incidenza che si registrano nella provincia di Napoli a est e nord del capoluogo e incrementi puntiformi nel mondo scolastico o ad esso strettamente collegato questi ultimi registrati soprattutto nella fascia di età tra 0-9 anni in correlazione agli adulti tra 55 e 65 anni. Ora ci sono i primi casi anche tra gli adolescenti che potrebbero essere vettori per la popolazione più anziana. La Campania è poi la prima regione in Italia come numero di attualmente positivi al Coronavirus (oltre 62mila) sebbene riesca a mitigare questo dato esprimendo uno dei più bassi dati di impegno ospedaliero con molti meno posti di terapie intensiva occupati (la percentuale è lo 0,16% degli attualmente positivi contro una media nazionale dello 0,50%, il dato più basso dopo la Basilicata) con relativamente pochi malati, rispetto ai contagiati attivi, anche tra i ricoverati in ospedale. La riapertura delle scuole, in questo scenario, è un nervo scoperto che l’unità di crisi regionale intende tenere a bada e sotto stretto monitoraggio. 
 

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