Covid e bonus vacanze: 2000 indagati per truffa

Inchiesta della Procura di Napoli Nord smascherato un raggiro da 800mila euro

Covid e bonus vacanze 2000 indagati per truffa
Covid e bonus vacanze 2000 indagati per truffa
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 16 Febbraio 2024, 23:57 - Ultimo agg. 18 Febbraio, 10:26
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Tutti al mare. L’estate ai tempi del Covid fornì nel 2021 una grande opportunità di ristoro grazie al bonus vacanze a quanti chiedevano di uscire dall’incubo della pandemia. Ma fu anche un gancio irresistibile per chi è abituato a declinare il detto: fatta la legge, trovato l’inganno. 

È nata così la grande truffa svelata grazie a un’indagine della Guardia di Finanza del gruppo di Giugliano, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord: un’inchiesta che ha portato a svelare il grande inganno, iscrivendo nel registro degli indagati quasi 2100 persone che avrebbero sfruttato indebitamente qualcosa come 800mila euro erogati sotto forma di “buoni vacanza” dal ministero del Turismo durante il biennio 2020-2021 dell’emergenza Covid.

Tutto inizia quando i militari delle fiamme gialle di Giugliano, guidate dal colonnello Michele Doronzo, si accorgono - durante alcuni controlli di routine - che da un alberghetto a due stelle che si trova nella zona del Lago Patria inizia a partire una anomala movimentazione di denaro.

Da dove derivavano quella cascata di soldi?, si chiedono gli investigatori. La Procura di Napoli Nord apre un fascicolo e iniziano verifiche e approfondimenti su quella struttura che conta appena 11 camere, che non offre particolari servizi, ma che tuttavia sembra essere stata improvvisamente presa d’assalto da un esercito di vacanzieri.

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In oltre un anno d’indagini i finanzieri comprendono che quei sospetti erano fondati. A scrivere il finale dell’inchiesta sono stati i pm coordinati dal procuratore Maria Antonietta Troncone: i quali ieri hanno ottenuto dal giudice per le indagini preliminari il sequestro della somma di 796mila euro che era nella disponibilità della direttrice dell’albergetto in questione. Una somma equivalente ai fondi pubblici intascati dalla donna: ma con lei sono indagati per il reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche altre 2.098 persone, ovvero tutti i falsi clienti, quasi tutti residenti in Campania, che a causa di un Isee fino a 40mila euro hanno usufruito del diritto al beneficio con il quale si potevano spendere fino a 500 euro in un’unica soluzione in strutture ricettive in Italia, dagli hotel ai campeggi, dai bed&breakfast ai villaggi turistici passando per gli agriturismi. 

Per legge, il bonus vacanze 2021 veniva erogato per l’80% sotto forma di sconto sull’importo dovuto al fornitore del servizio turistico; per il restante 20 sotto forma di detrazione d’imposta nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno di imposta 2020 o 2021.

Fatta la legge, trovato l’inganno: stando all’accusa, i clienti fittizi davano il buono alla direttrice ricevendo in cambio un compenso: la vicenda ha fatto scattare l’indagine penale e la Procura ha rilasciato anche il nulla osta con il quale è stata avviata una procedura amministrativa che potrebbe portare all’erogazione di sanzioni da parte del prefetto fino al triplo dell’illecito incamerato. 

Quel che sconcerta è la semplicità che caratterizzava le modalità truffaldine: i falsi clienti ricevevano il bonus e lo consegnavano alla direttrice dell'albergo, senza in realtà usufruire di alcun soggiorno. L’albergatrice dava loro in cambio una somma in contanti dai 100 ai 300 euro, e nel caso in cui i falsi clienti risedessero fuori regione, versava loro il compenso tramite Poste Pay o bonifici sui conti corrente. Dopo questo primo passaggio, la direttrice si rivolgeva quindi al ministero per ottenere l’erogazione dei fondi previsti, che venivano poi “ripuliti” mediante trasferimento sui conti di una società a responsabilità limitata intestata al marito della donna. 

In non pochi casi il business illegale coincideva con uno scambio dei codici “QR” anche su alcuni social. E ulteriori verifiche della Guardia di Finanza sono in corso per accertare se dietro questo traffico illecito possano essere state anche rubate identità informatiche, sfruttando la buona fede di ignari cittadini. Ad accendere i riflettori investigativi sull'albergo le circostanze che la struttura, solo con undici stanze, nonostante fosse in una zona dalla bassa vocazione turistica avesse percepito durante il periodo Covid somme relative ai buoni vacanze eccessive, o avesse in un giorno solo guadagnato un incasso superiore a dieci volte ciò che poteva guadagnare riempiendo tutte le stanze. 

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