Esame avvocati, bocciati in 2.200 e a Napoli scoppia la rivolta sul web

Esame avvocati, bocciati in 2.200 e a Napoli scoppia la rivolta sul web
di Leandro Del Gaudio
Martedì 9 Luglio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 10 Luglio, 10:16
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Esame di avvocato, più della metà non ce l’ha fatta a superare la prova scritta che si è tenuta lo scorso dicembre a Napoli. Trend positivo rispetto ai record di bocciati degli scorsi anni, ma resta il problema di uno scoglio - quello della prova scritta - che continua a rappresentare un incubo per molti. Ma andiamo con ordine, a partire dalle stime numeriche: a superare l’esame scritto è stato il 39.70 per cento di candidati, con una valutazione che ha lasciato a casa oltre il sessanta per cento di praticanti.

 

In questi giorni, l’ufficio esame avvocato della corte di appello di Napoli sta formulando comunicazioni agli aspiranti avvocati partenopei sugli esiti delle prove scritte che si sono tenute tra l’undici e il tredici dicembre scorsi. I candidati napoletani erano 4041 e sono stati valutati da una commissione romana: ad essere bocciati oltre duemila e duecento candidati, costretti a questo punto a rifare la prova scritta, ripresentandosi negli stand della mostra d’oltremare. 

Numeri decisamente vistosi, che fanno di Napoli un mondo a parte, dove l’esame di avvocato diventa una sorta di rito obbligatorio anche per chi non ha un reale interesse a proseguire la professione forense. Numeri che raccontano una crisi, che mostrano una delle facce del pianeta giustizia a Napoli. Non sono comunque stime da record negativo. Non si tratta di un bagno di sangue, alla luce di quanto registrato in un passato recente, quando a passare il giro di boa degli scritti era solo il 25 per cento di candidati avvocati. Ce n’è comunque abbastanza per tornare a discutere di un tema sempre attuale, quello della riforma dell’esame di avvocato o per l’accesso alla professione forense, con l’obiettivo di offrire logica e disciplina nuove al grande raduno di praticanti che si tiene ogni anno nei locali della Mostra d’Oltremare. Inutile dire che a partire da ieri mattina, con le prime indiscrezioni sulla mannaia romana, chat e forum sono impazziti. Si torna a parlare di aree tematiche (con una distinzione netta tra civile e penale), mentre sono in tanti a chiedere trasparenza nella correzione delle prove.

C’è chi parla di «farsa» della correzione delle prove, c’è chi si dice pronto ad accedere agli atti per conoscere la valutazione fatta dalla commissione sul proprio elaborato. C’è una nota dell’avvocato Armando Rossi, come esponente dell’ufficio coordinamento dell’organismo congressuale forense: «È arrivato il momento di rimettere mano all’accesso alla professione, con una riforma a 360 gradi, partendo dalla Università a finire con una pratica forense effettiva e fruttuosa», scrive l’ex presidente del Consiglio dell’Ordine. Particolarmente attivi su questo punto anche i giovani avvocati, in particolare con il presidente dell’unione giovani penalisti Gennaro Demetrio Paipais, che spiega: «Sebbene la percentuale sia più alta rispetto agli anni scorsi, il dato conferma l’inadeguatezza dell’attuale esame a valutare l’effettiva idoneità degli aspiranti avvocati all’esercizio della professione». Spiega invece il presidente del consiglio degli avvocati napoletani Antonio Tafuri: «C’è un miglioramento rispetto allo scorso anno, urge comunque una riforma, perché la qualità non emerge dall’esame come sbarramento all’accesso della professione, ma la selezione va fatta nel corso del tirocinio, ed è interessante l’imminente riforma sulla obbligatorietà della scuola forense». 
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