Fase 2 in Campania, imprese verso il crac: «Impennata di prestiti rifiutati dalle banche»

Fase 2 in Campania, imprese verso il crac: «Impennata di prestiti rifiutati dalle banche»
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 8 Maggio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 17:06
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Quando Carmine (ma il nome è di fantasia) ha saputo che la banca gli aveva concesso il prestito di 25mila euro garantito dallo Stato ha tirato un sospiro di sollievo: con quella boccata di ossigeno (e di liquidità) la sua impresa edile avrebbe avuto più chance di sopravvivere. Ma la consolazione è durata pochissimo: l'istituto di credito gli ha subito comunicato che i soldi non sarebbero finiti nelle sue tasche, ma sarebbero serviti a ripianare un debito contratto in precedenza. E senza quei soldi Carmine ha due alternative: chiudere subito o ricorrere agli usurai. Una via che, lo sanno ormai tutti, porterà a una dolorosissima agonia e si concluderà, probabilmente, con la cessione dell'azienda a quegli stessi che oggi fingono di salvarlo o ai loro prestanome.

Alberto ha una macelleria in uno dei Comuni a Nord di Napoli Anche lui ha chiesto gli ormai famosi 25mila euro promessi dal governo agli imprenditori in difficoltà. La pratica è stata respinta. Pure Alberto ha debiti pregressi ed è finito nella lista dei cattivi pagatori delle banche. Il suo destino, quindi, è adesso segnato.
 

 

Carmine e Alberto sono solo due dei tanti imprenditori che in questi giorni affannosi e maledetti si sono rivolti alla Fai, l'associazione antiracket e antiusura creata trenta anni fa dai commercianti di Capo D'Orlando capitanati da Tano Grasso, e poi dilagata nell'intero Meridione. Oggi Grasso è presidente onorario e il presidente è un giovane imprenditore di Castelvolturno, Luigi Ferrucci, coadiuvato dal segretario nazionale, Vittorio Ciccarelli, uno che il territorio campano lo conosce bene. Adesso l'organizzazione ha deciso di aprire uno sportello (telefono 0815519555 dalle 10 alle 13. Mail: segreteria@antiracket.it sito: www.antiracket.info) per dare assistenza agli imprenditori in difficoltà.

«I due mesi di chiusura, ma anche la paralisi del turismo e la crisi economica che stanno devastando il tessuto produttivo, hanno messo in ginocchio molti imprenditori - spiega Ferrucci - tanti avranno difficoltà a riaprire. Occorrono investimenti per adeguare le strutture commerciali e produttive alle regole dettate dall'emergenza coronavirus, e tanti in queste settimane di stop hanno prosciugato tutte le risorse. Se lo Stato non li soccorrerà dovranno necessariamente ricorrere agli usurai o cedere la propria azienda. E, non dimentichiamolo, ad avere liquidità in questo momento è solo la criminalità organizzata». L'analisi è la stessa proposta in questi giorni da magistrati, istituti di ricerca e forze dell'ordine. Ma chi ha contatti continui e diretti con gli imprenditori in difficoltà sa che non servono parole, ma fatti. E subito.
 

Spiega Salvatore Cantone, presidente dell'associazione Fai di Pomigliano: «Da noi vengono molti imprenditori: ci dicono di avere ricevuto un'offerta da usurai, ma per il momento non vogliono denunciare. Hanno bisogno di quei soldi per tentare di sopravvivere anche se sanno che dovranno renderli con un interesse che va dal dieci al quindi per cento al mese».

Oggi il rischio è quello di consegnare il tessuto produttivo del Paese, quello fatto anche di piccole e piccolissime imprese e attività commerciali, nelle mani della criminalità. «Tutti sappiamo che questo è un momento d'oro per le mafie che hanno la possibilità di comprare a prezzi stracciati imprese pulite e poi utilizzarle anche per riciclare denaro sporco - dice Ferrucci - Ma da noi arrivano tanti imprenditori che non hanno la possibilità di accedere ai finanziamenti e non possono coprire i debiti. Che cosa possono fare?». E i responsabili dell'organizzazione sono preoccupati anche per la sorte del centro cittadino: «Il turismo era stato ossigeno per Napoli - dice Ciccarelli - cosa succederà adesso nel centro storico, alla Sanità, dove si erano coltivate tante speranze. Io credo che il fuoco covi sotto la cenere e la situazione possa esplodere da un momento all'altro», osserva Vittorio Ciccarelli. Cantone fa il punto delle scadenze. «È stato rimandato il pagamento delle tasse - spiega - ma se non lavoriamo in questi mesi, come faremo a pagare a settembre?».
 
 

I problemi, dunque, vanno affrontati subito. Oggi. Domani sarà troppo tardi. Lo sottolinea anche il senatore Sandro Ruotolo che nei giorni scorsi in compagnia di Luigi Cuomo, presidente nazionale della rete antiracket Sos Impresa e di Fabio Giuliani, referente regionale di Libera, ha incontrato il questore Alessandro Giuliano ed è stato ascoltato per sommarie informazioni testimoniali dalla Squadra Mobile.
Ruotolo ha rivolto un video appello al premier Giuseppe Conte: «Bisogna sbloccare le risorse che avete già stanziato per le aziende, per le piccole imprese, gli artigiani, i commercianti». 

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