Femminicidio di Rosa Alfieri, l’assassino ripreso dalle telecamere mentre fa shopping a Napoli dopo il delitto

Femminicidio di Rosa Alfieri, l’assassino ripreso dalle telecamere mentre fa shopping a Napoli dopo il delitto
di Marco Di Caterino
Venerdì 4 Febbraio 2022, 00:04 - Ultimo agg. 16:21
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GRUMO NEVANO Catturato il “mostro” della porta accanto dopo ventiquattro ore di latitanza a Napoli, Elpidio D’Ambra, reo confesso dell’omicidio di Rosa Alfieri, ha cambiato pelle e aspetto. Da lucido assassino con pulsioni da stupratore, nel corso dell’interrogatorio davanti al pm Patrizia Dongiacomo, sostituto della Procura di Napoli Nord, si è mostrato confuso. Intimorito. Vittima di non meglio precisate «voci» che gli martellano la testa. Lo incitavano: «uccidi... uccidi».

E poiché queste voci non gli davano pace, ha attirato la povera Rosa nel minuscolo piano terra per chiederle spiegazioni sulla bolletta della corrente delle luci condominiali.

Ha ammesso di averla strangolata, ma non di averla violentata. Né picchiata. L’assassino cerca una via di fuga dall’ergastolo. Le «voci di dentro», secondo gli inquirenti sarebbero un maldestro tentativo per evitare la condanna a vita e spostare le responsabilità di uno dei delitti più cruenti degli ultimi anni, sul suo presunto stato mentale alterato. Potrebbe essere. Chissà.

Lui è un consumatore abituale di cocaina. Però questo sinistro personaggio, nemmeno un’ora dopo aver strangolato Rosa Alfieri, arrivato a Napoli dopo aver preso un treno a Frattamaggiore, è entrato in un negozio di abbigliamento di Corso Garibaldi. Per fare shopping. Ha acquistato, scegliendoli ad uno a uno, un paio di jeans di tendenza, calzini lunghi griffati, scarpe in tono e un giubbino come quelli tattici mimetici utilizzati dai militari. Chissà se era alterato e sentiva ancora le “voci”, quando dopo aver tolto la vita alla sua vittima, ha chiesto al suo amico Giovanni, con il quale stava preparando una piazza di spaccio, di andare a casa e recuperare la cocaina che aveva dimenticato. E senza dirgli che sul pavimento del bagno c’era un cadavere con uno straccio in bocca e una sciarpa stretta intorno al collo.

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E una sponda del letto spaccata nel tentativo di bloccare la reazione di Rosa, annullata da un pestaggio i cui segni erano evidenti sul volto della ragazza. Dopo gli acquisti si è diretto nelle piazze di spaccio del Rione Traiano, per acquistare droga. Tagliata male. Ha accusato un malore. Ha temuto un’overdose. E allora in taxi si è fatto portare all’ospedale San Paolo, dove è stato riconosciuto dagli agenti in servizio nel nosocomio che lo hanno fermato. 

Chiuso il verbale, Elpidio D’Ambra, difeso dall’avvocato Mario Maisto, assegnato d’ufficio, è stato sottoposto a fermo di polizia, e a mezzanotte ha varcato il portone del carcere di Poggioreale, in attesa dell’udienza di convalida che dovrebbe tenersi entro 48 ore. I carabinieri hanno tracciato attraverso le telecamere di video-sorveglianza della stazione di Frattamaggiore, quelle di Napoli Centrale e quelle della metropolitana, tutti gli spostamenti del ricercato, fino alla sua cattura. Ma restano da chiarire alcuni punti. Ad iniziare dal ruolo avuto dall’amico dell’arrestato, Giovanni, che dopo essere stato preso a verbale dai carabinieri sembra essere sparito nel nulla. Gli inquirenti intendono verificare anche le modalità con le quali il reo confesso ha preso in affitto l’appartamento nel quale si è consumata questa terribile tragedia. L’abitazione - si è poi chiarito dopo un errore iniziale - non è di proprietà del papà di Rosa e nemmeno degli altri familiari stretti. La Procura dovrà stabilire la data dell’autopsia sul corpo della vittima. Piangendo, Cristina Salas, mamma di Elpidio D’Ambra, da lunedì ripete come un’ossessa: «Quello non è più mio figlio. Io sto con il dolore della famiglia della povera Rosa». Mentre la sorella, rivolta alle telecamere sbotta: «Quello non è più mio fratello. Noi non siamo così. Non meritiamo nessun marchio d’infamia. Ha fatto guai e provocato dolore in Spagna (rapine e furti, ndr) ora anche qui. Basta. Quello non è più niente per me». 

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