Finti carabinieri e finanzieri perquisivano abitazioni e le svaligiavano: Pm chiede condanne per 45 anni di carcere

Finti carabinieri e finanzieri perquisivano abitazioni e le svaligiavano: Pm chiede condanne per 45 anni di carcere
di Viviana Lanza
Lunedì 15 Febbraio 2016, 20:56
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Si fingevano carabinieri o finanzieri, esibivano falsi decreti di perquisizione e falsi atti giudiziari e così riuscivano a entrare negli appartamenti, setacciarli e aprire cassetti e casseforti mettendo le mani su soldi, gioielli e oggetti preziosi. Otto i furti e le rapine in abitazione compiuti con questa tecnica, uscendo dalla stessa porta dalla quale erano entrati, quella d’ingresso, salutando e ringraziando chi avrebbe scoperto solo qualche istante più tardi di essere stato derubato. Nove imputati alla sbarra con l’accusa di aver a vario titolo fatto parte della banda di abili ladri: ieri il pubblico ministero ha chiesto per tutti la condanna per un totale di quasi 45 anni di carcere complessivi.

L’elenco delle richieste si apre con i sei anni di reclusione proposti per Rosario Tolomelli, sette anni per Salvatore Romano. Cinque anni e quattro mesi di reclusione è la condanna proposta per Camillo Corallo e per Corrado Piatti, cinque anni per Bruno Savorra e per Andrea Iglieri. Il pubblico ministero ha chiesto inoltre la condanna a sette anni di carcere per Carmine Ferrante e a sei anni per Salvatore Mauro mentre la pena meno severa – tre anni di reclusione e seicento euro di multa – è stata proposta per Ernesto Amodoro. Le richieste di condanna hanno chiuso l’atto d’accusa pronunciato dal pubblico ministero nell’udienza dedicata alla requisitoria.

Nell’atto d’accusa il pm ha ripercorso le tappe cruciali delle indagini, ricordando i passaggi chiave che hanno consentito di identificare i presunti componenti della banda e il loro modo di agire. Una decina gli episodi al centro delle indagini, tra furti tentati e portati a termine, furti e rapine in appartamenti di varie zone della città compiuti con lo stesso copione, opera di ladri travestiti da appartenenti alle forze dell’ordine che, mostrando decreti di perquisizione falsi e redatti ad hoc, riuscivano a farsi aprire la porta di casa dalle ignare vittime. Si presentavano sempre all’alba e si muovevano come veri investigatori. Gli imputati sono accusati a diverso titolo di aver fatto parte dei due bande che, secondo quel che è emerso dalle indagini, a partire dalla primavera 2014 e fino al dicembre di quell’anno, misero a segno una serie di colpi in appartamento. Entrati in casa i ladri rovistavano in stanze e mobili alla ricerca di soldi e oggetti di valore di cui appropriarsi.

Un episodio fu immortalato dalle telecamere di videosorveglianza di una delle vittime.
In altri due casi le vittime dubitarono dell’identità dei finti carabinieri che avevano bussato alla loro porta, non si fidarono del decreto di perquisizione che gli fu mostrato facendolo passare sotto la porta e prima di aprire contattarono i veri carabinieri evitando così in tempo di finire vittime dei ladri e mettendo in fuga i malviventi. Le indagini, svolte dai carabinieri, hanno consentito non solo di evitare altri furti ma anche di identificare i responsabili di quelli accertati e sequestrare pettorine, borse, cartelline e berretti con false scritte di carabinieri e guardia di finanza, insomma il kilt che serviva ai ladri per spacciarsi per pubblici ufficiali. Ora la parola passa alla difesa. Tra un mese la sentenza.
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