Napoli, lo scempio del Maschio Angioino: fossato ridotto a discarica

Il fossato del Maschio Angioino (Newfotosud, Sergio Siano)
Il fossato del Maschio Angioino (Newfotosud, Sergio Siano)
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 21 Gennaio 2019, 00:00 - Ultimo agg. 10:18
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La grande bruttezza è lì, sotto gli occhi di tutti. La osservano, esterrefatti, i turisti che varcano lo strepitoso arco trionfale del Laurana; la osservano - quasi con distrazione, perché, a volerla dire tutta, la capacità di assorbimento dei napoletani verso il degrado cittadino è ormai ai minimi termini e non ci si scandalizza quasi più di nulla. Da mesi il fossato del Maschio Angioino è diventato una discarica.

Le immagini che fanno da contorno a questo articolo non avrebbero bisogno di commento. Parlano da sole. Qualche sera fa, in occasione della bella mostra organizzata dalla Polizia scientifica tenutasi proprio nella Sala dei Baroni, un alto dirigente del Viminale presente alla cerimonia nel varcare il ponte levatoio del maniero ha guardato in basso e si è lasciato sfuggire un commento lapidario: «Che vergogna».
 

 

​Nonostante fosse già buio, lo scempio era ben visibile. Abbandonati all’interno di un vasto reticolato ci sono rifiuti ferrosi di ogni genere. Ed ancora: enormi travi arrugginite, copertoni di auto e bus, materiali di risulta edile, plastiche, secchi di vernice, cavi elettrici, bombole e addirittura pali della luce divelti e abbandonati all’usura del tempo. Una discarica a cielo aperto che si trasforma in uno schiaffo alla bellezza della storica architettura.

Facile immaginare la provenienza di tutto quel materiale: quintali e quintali di residui del vicino (e ormai eterno) cantiere ancora aperto che dovrebbe disegnare la definitiva risistemazione di piazza Municipio. Uno sconcio che tutti conoscono ma sul quale nessuno - a cominciare dalle Sovrintendenze competenti e dall’amministrazione comunale - pare voler intervenire. Così, giusto per la cronaca, nel Maschio Angioino hanno sede anche la Biblioteca della Società napoletana di storia patria e il Museo civico di Castelnuovo. Sul versante sinistro dello stesso arco marmoreo, poi, una lunga teoria di container arrugginiti completano il quadro di desolazione.
 
Vengono i brividi, poi, a osservare lo scatto che il nostro Sergio Siano ha fatto qualche mattina fa, e che documenta una visibile sconnessione nel passaggio pedonale del ponte levatoio. Si nota tra un elemento e l’altro dei blocchi di acciaio un vuoto. Ora, chi scrive non ha certo le competenze tecniche per alimentare allarmi soverchi: ma sarebbe interessante sapere a quando risale l’ultimo esame manutentivo del pontile, sospeso su un vuoto di decine di metri dal fossato stesso.

Non è ancora finita. Perché la vergogna corre anche lungo l’intero perimetro di Castelnuovo. A cominciare dalla zona delle aiuole terrazzate che sovrastano Parco Castello: qui, dove ogni giorno stazionano i bus turistici e le navette rosse del City Sightseeing prese d’assalto da migliaia di turisti italiani e stranieri, altre cartoline dal degrado. 

Cartoni, giacigli improvvisati per qualche clochard e rifiuti sono una sconcia rasoiata per chi ammira le torri e gli esterni del castello. Resti di bivacchi notturni, bottiglie vuote, osceni teloni di plastica sporca tra gli alberi di piccolo fusto che resistono, nonostante tutti gli agenti inquinanti. Nessuno ripulisce quest’area. Peggio ancora se si continua a percorrere il perimetro che conduce alla sopraelevazione che unisce i giardini di Palazzo Reale al maniero medievale simbolo della città. Anche qui rifiuti di ogni genere, e un insopportabile lezzo, inevitabile conseguenza del fatto che quest’area viene utilizzata da passanti e senzatetto come orinatoio, e non solo. Ecco come viene sfregiata - nell’indifferenza generale - una delle bellezze di Napoli. 
 

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