Addio a Franco Ortolani, il geologo che sfidò la Terra dei fuochi

Addio a Franco Ortolani, il geologo che sfidò la Terra dei fuochi
di Maria Pirro
Domenica 24 Novembre 2019, 10:02 - Ultimo agg. 15:15
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Se n'è andato il professore gentile, il geologo dei comitati, il senatore cittadino. Un simbolo della lotta alla Terra dei fuochi, ma riferimento già tanto tempo prima che l'emergenza venisse riconosciuta dall'opinione pubblica, e dallo Stato. A Pianura, Chiaiano, Acerra, Terzigno, Bagnoli, prima che il dramma di una comunità avesse quell'unico nome a effetto e una, anzi più leggi, solo in parte applicate.

Franco Ortolani è morto di cancro a 76 anni, in attesa di un ricovero al Pascale programmato per domani, dopo la corsa in ospedale, ammalato terminale in barella al Cardarelli solo qualche giorno fa. Paziente tra gli altri come la gente, disperata e semplice, che aveva incontrato e aiutato nei presidi e davanti alle discariche, durante le rivolte. Anche lo «scienziato di prossimità» è stato divorato dai veleni che aveva combattuto sul campo, in qualità di esperto, ma in estate, a una settimana dal suo compleanno, aveva deciso di affrontare anche l'altra battaglia, più intima e dolorosa, rendendo pubblica la sua condizione su Facebook: «Ho due tumori, una alla prostata e ora uno al rene destro e li devo eliminare entro settembre». È stata l'ultima denuncia, da quella parte della barricata, nonostante l'intervento chirurgico: «Il tumore non è una sfortuna, ma dipende da fattori ambientali. Vuol dire che pago la mia militanza pluridecennale contro l'inquinamento in difesa della salute, dell'ambiente e delle risorse naturali?», la sfida. In bacheca, accedendo al suo profilo social, dal suo account, la famiglia ieri ha scritto che «è partito per una nuova campagna geologica per obiettivi ancora più alti». Il suo lavoro si è saldato sempre con l'impegno non solo accademico.

Ordinario alla Federico II, con l'ufficio a San Marcellino un po' scalcinato ma per tutti accogliente, per la sua nota disponibilità. «È stato il professore più giovane d'Italia, in cattedra già negli anni Settanta», afferma Giuseppe Di Criscio, oggi 64enne e allora suo allievo. «È stato, tra l'altro, il mio relatore della tesi sulla questione dei bacini idrografici collinari per limitare le piene a valle. Era il 1980».

Esattamente 39 anni fa, il 23 novembre, il terremoto in Irpinia. Già in quella circostanza, Ortolani era voce autorevole, un impegno ricordato dal fratello sacerdote sull'altare, durante il rito funebre. Militante di sinistra, tra gli iscritti al suo corso di laurea, aveva anche incrociato Silvana, poi sposata in seconde nozze. L'amore vero. E, con lei e con gli altri ex studenti diventati più che amici con i capelli sale e pepe, aveva condiviso le vacanze a Ischia e a Camerota, le cene domestiche fino allo scorso 30 settembre, e anche la decisione di parlare apertamente delle neoplasie per sostenere il nesso di causa-effetto. «Una scelta motivata da ragioni precise, non istintiva», sottolinea Antonio Angelino, «fuggito a Nettuno da Caivano», uno dei comuni della Terra dei fuochi.
 
 



Ortolani invece non ha lasciato mai Secondigliano, la sua «casa col boss», ironizzava. «Il luogo più protetto», anche nella notte più buia. E alle periferie è stata strettamente legata la sua partecipazione alle campagne per l'ambiente. Difficile sintetizzarle tutte. «Lui c'era sempre», afferma Luigi di Maio, datando il loro rapporto alle sue prime assemblee all'università, facoltà di giurisprudenza, anno 2007. Con Paolo Fierro, di Medicina democratica, il professionista aveva denunciato «un infernale mix di sostanze tossiche a Pianura», fronte di lotta condiviso anche con Roberto Fico, il ragazzo diventato presidente della Camera. Sempre pronto a dare suggerimenti e pareri, da Bagnoli alla piana del Sele. Al fianco delle Assise di Palazzo Marigliano, apprezzato da Insurgencia e i centri sociali. Quindi, l'occupazione del cantiere del termovalorizzatore ad Acerra. Nel 2008, consulente di parte per i comitati di Chiaiano durante l'emergenza rifiuti.

«Sono l'unico sopravvissuto di quel pool di esperti anti-discarica», dice l'oncologo Antonio Marfella, un altro professionista che si è ammalato di cancro, è stato operato e ha fatto diventare un urlo la sua neoplasia. Rilancia: «Stiamo pagando con le malattie e con la vita il nostro impegno». «Ortolani è stato decisivo per evitare scempi a Terzigno, nel parco del Vesuvio trasformato in pattumiera», aggiunge l'attivista Angelo Genovese, tirato in ballo in tre processi per quella rivolta («E Franco si presentò anche in aula, come testimone»). Per un periodo, assessore al comune di Marano. Da due anni senatore M5s: eletto con oltre 10mila preferenze nel collegio uninominale, nella sua Secondigliano e nei dintorni dove si dovrà rivotare.

Una candidatura non ricercata, la sua, anzi ragione di polemica e critica. Proposta e accettata come figura tecnica, senza nascondere la delusione per l'accordo con la Lega di Matteo Salvini («La notte della rottura mi inviò un messaggio», rivela Genovese). A ricordarlo anche il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, il generale dei sequesti dei fusti tossici («Sempre al fianco dei cittadini, sempre dalla parte della verità», dice di lui), e il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, e il sindaco Luigi de Magistris che lo definisce «instancabile simbolo nella lotta alla Terra dei fuochi». «E ora chi porterà avanti la sua iniziativa di legge sui santuari dell'acqua?», chiede Marfella con le lacrime agli occhi. «La sua candidatura con il Movimento ci ha permesso di condividere altri momenti e progetti», afferma Fico, ieri nella chiesa Santissima Vergine Madre a Capodimonte, gremita di senatori e cittadini. In ultima fila, da solo, il governatore Vincenzo de Luca.

«Non ha mai usato la tessera parlamentare come un privilegio per non pagare il biglietto dell'aliscafo ed è stato in barella, nel pronto soccorso del Cardarelli, dove ancora mancano percorsi dedicati ai pazienti oncologici», avvisa l'amica e collega Lucia Monti. Ammalato tra gli ammalati. Ma, in campo contro il cancro, con gli strumenti affilati dello scienziato. E della denuncia pubblica.
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