Galleria, a Milano solo vip e alta moda: qui a Napoli chiusi 12 negozi

Galleria, a Milano solo vip e alta moda: qui a Napoli chiusi 12 negozi
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 29 Dicembre 2021, 09:25 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 09:04
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Se la Galleria che sfiora il Duomo di Milano chiama turisti di alto profilo, con ristoranti gourmet, griffe e decoro, la Galleria di Napoli - raccontata nei suoi antichi fasti da Alberto Angela - vive il grande esodo degli imprenditori. Saracinesche abbassate, prezzi alti, degrado, senzatetto e tubi Innocenti. Milano chiama, ma Napoli non risponde. Sono ben 12 i negozi rimasti vuoti negli ultimi anni, per un costo medio di «6mila euro mensili di affitto», cifre che secondo diversi imprenditori «sono del tutto sproporzionate rispetto all'incuria della struttura». Le insegne degli «affittasi» pendono desolate sui letti di fortuna dei clochard. In attesa della magistratura, che dovrà attribuire le responsabilità per la morte di Salvatore Giordano - ucciso da un calcinaccio assassino nel luglio del 2014, - tutto tace per l'eliminazione dei tubolari dal lato di via Toledo. A sopravvivere nella gloria della parentesi del Risanamento resta il Salone Margherita. Il mondo di sotto della Umberto, di proprietà dei Barbaro.

La fuga delle griffe è iniziata negli ultimi anni. La lunga paralisi burocratica successiva alla morte di Giordano ha scatenato l'esodo dalla Galleria. È uno dei punti più frequentati della città, eppure sono ben dodici le saracinesche abbassate: sei locali dal lato dell'ingresso di via Santa Brigida (dove negli anni scorsi c'era tra gli altri un negozio di abbigliamento della famiglia Barbaro). Cinque nella zona dei tubolari all'incrocio con via Toledo (dove prima sorgeva una sede di Montepaschi di Siena) e un negozio vuoto nel braccio della Galleria che dà su via Verdi. Nessuno ha reinvestito in questi spazi. Per un costo medio degli affitti che si aggira intorno ai «seimila euro al mese», come confermato da tanti commercianti. Ovviamente, non è un caso che i locali vuoti siano nelle zone maggiormente frequentate dai clochard.


Due tabaccai, cinque bar, un Mc Donald's, Euronics, Pandora, Salmoiraghi e Viganò (con i clochard che assediano sistematicamente una delle vetrine), Regali Barra (porcellane), un negozio di articoli sportivi, Palumbo (abbigliamento), De Cesare (elettronica), i già citati Barbaro, presenti in Galleria con due eleganti negozi interni e uno esterno su via Toledo: questo è l'elenco quasi completo delle attività commerciali della Umberto I.

Tornando sul lato di via Verdi c'è poi un grosso ufficio postale, che naturalmente non produce economia.

 



Il paragone con la Vittorio Emanuele di Milano, a livello commerciale non regge, anche a detta degli stessi imprenditori partenopei, «per una questione di manutenzione qui assente». La cupola di Napoli è più alta di 10 metri, ma nel capoluogo lombardo ci sono attività del calibro di Gucci, Vuitton, Prada, Tod's. Più il Grande Hotel Duomo e il ristorante di Carlo Cracco. A Milano il lusso, a Napoli le difficoltà che grandi e piccoli commercianti devono affrontare tra senzatetto e tubi Innocenti. La miseria a un passo dalla ricchezza. Anzi, proprio negli stessi spazi. E non è tutto. Come confermano diversi imprenditori, nuove impalcature stanno per essere montate senza che quelle vecchie di otto anni siano mai state smontate. Serviranno per altri lavori alle facciate dei condomini. Un altro esercente rivela: «Pago intorno ai 100mila euro annui d'affitto, ma non mi lamento: i proprietari sono molto disponibili. Il vero problema sta nel fatto che la situazione dell'impalcatura di via Toledo è in stallo totale dalla morte del povero Salvatore Giordano, fa ormai parte del patrimonio architettonico. Sono passati otto anni dalla tragedia e dal giorno in cui furono montati questi tubi Innocenti, ma purtroppo le cose da queste parti funzionano in questo modo».

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