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I giudici di pace in sciopero,
stop a 150mila cause campane

di Francesco Lo Dico
Articolo riservato agli abbonati premium
domenica 7 gennaio 2018, 11:19
4 Minuti di Lettura

È scoppiata la rivolta. A partire da domani, e per quattro settimane consecutive, i giudici di pace incroceranno le braccia per protestare contro la riforma voluta dal ministro Andrea Orlando. Verranno garantiti solo gli atti indifferibili e urgenti e la tenuta di un'udienza a settimana, fanno sapere i magistrati onorari. Ma per il resto sarà una guerra frontale. Uno sciopero generale che solo in Campania rischia di bloccare 150mila procedimenti nei prossimi trenta giorni. Nel mirino dei giudici di pace già pronti a fare ricorso al Tar del Lazio, c'è il decreto legislativo del 3 luglio dell'anno scorso, che riforma la magistratura onoraria, «a partire dalla circolare che vieta i trasferimenti per finire con gli imminenti bandi di concorso». «Il ministro Orlando ammonisce l'Unione nazionale dei giudici di pace - sta portando avanti una riforma che segnerà il de profundis della giustizia in Italia e lo contrasteremo con tutti gli strumenti consentiti dalla legge».

Che cosa sta accadendo esattamente? Per comprendere bene la complicata vertenza, occorre fare un passo indietro, e fornire qualche numero. La figura del giudice di pace è stata istituita nel 1991 con il compito di smaltire procedimenti civili e penali. Una decisione che nel tempo si è rivelata sempre più preziosa per aggredire gli arretrati. A oggi i giudici di pace sono 5mila in tutta Italia (900 in Campania, di cui 350 a Napoli e provincia), e trattano il 50 per cento dei processi civili, ossia 800mila procedimenti, e il 20 per cento di quelli penali (circa 200mila) con competenze rilevanti come quelle affidate loro dalla legge in materia d'immigrazione. In carica per quattro anni, con la possibilità di ottenere una proroga della stessa durata, i giudici di pace sono stati inquadrati finora con una sorta di contratto subordinato che prevede un fisso di 700 euro, più un bonus di 70 euro a udienza e di 56 per ogni procedimento definito, ma che non prevede il pagamento di contributi (bonus che saltano con la riforma). L'ingente mole di lavoro quotidiano, spiegano i magistrati onorari, ha costretto però nel tempo quasi tutti a fare del lavoro di giudice di pace l'unica professione da loro esercitata, con guadagni che possono arrivare fino a 72mila euro lordi all'anno. «La riforma però cambierà tutto», spiega il presidente dell'Associazione nazionale dei giudici di pace. «Non è pensabile che a fronte di un aumento futuro dei carichi di lavoro sino all'80 per cento del contenzioso si possa trasformare il nostro lavoro in un rapporto part-time». «Ciò avverte Crasto - determinerebbe un crollo della produttività ed efficienza degli uffici giudiziari, i cui disservizi già oggi costano al Paese mezzo miliardo di euro l'anno per risarcimenti dovuti alla lentezza dei processi». Perché la rabbia dei magistrati onorari è montata sino a tal punto?

 

Sono due le ragioni principali che hanno suscitato il malcontento dei giudici di pace. Vediamole insieme. A fronte di un pagamento a cottimo che come abbiamo visto prevedeva dei bonus sostanziosi, la riforma di Orlando introduce per i magistrati onorari in servizio un taglio che porterà il loro compenso a 24100 euro lordi all'anno (ma che prevede nella quota anche i contributi), pari a circa mille euro netti al mese, per un impiego di tre giorni a settimana. «Ma se per impieghi ci riferiamo a tre udienze obietta il presidente Crasto il limite non può esistere, perché le udienze vanno preparate a casa con lo studio dei fascicoli, bisogna anche scrivere le sentenze, e decidere su quelle riservate, ossia quelle molto complesse che richiedono ulteriori approfondimenti». Pagati di meno, ma costretti a lavorare molto di più, obiettano in secondo luogo i giudici in servizio. Che rispetto ai futuri assunti, remunerati con 16100 euro lordi all'anno, potranno contare però anche su una sorta di premio di produzione ogni anno, non inferiore al 15 per cento ma non superiore al 30 per cento del compenso annuo. «Ma su questo deciderà il presidente del Tribunale secondo criteri poco chiari», obiettano i magistrati onorari in servizio. Che dalla riforma, incassano anche una proroga automatica di 16 anni a partire dal 2021, ossia l'anno in cui entreranno in vigore le nuove disposizioni del decreto (per i nuovi il mandato sarà di otto anni). Fino ad allora, insomma, tutto resterà com'era. Ma a preoccupare i giudici di pace è anche l'aumento delle loro competenze. La riforma dispone infatti che i magistrati onorari possano presiedere cause civili fino a 30mila euro (il tetto precedente era 5mila) e procedimenti per sinistri stradali fino a 50mila euro di danno (contro la soglia precedente di 20mila). E arrivano poi anche nuove competenze in materia condominiale, sui pignoramenti, sulle usucapioni fino a 30mila euro, sulle espropriazioni e molto altro ancora. «Il ministro Orlando tuonano i magistrati onorari - è venuto meno a tutti gli impegni assunti, anche con dichiarazioni pubbliche ed in Parlamento». E invocano perciò «quei correttivi minimi alla riforma richiesti dal Csm e dalle Commissioni Parlamentari». «Così è a rischio la sopravvivenza delle nostre famiglie, non possiamo tornare a fare gli avvocati a 50 anni», attaccano i giudici di pace. Che puntano ad ottenere un ritocco dell'indennità da 24mila a 36mila euro lordi all'anno proprio. Sarà una trattativa lunga e difficile. Ma c'è un'unica certezza: da domani i nostri tribunali piomberanno nel caos.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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