Scampia, in coda per il reddito
di cittadinanza: «Non ce ne andiamo»

Scampia, in coda per il reddito di cittadinanza: «Non ce ne andiamo»
di Antonio Menna
Domenica 27 Gennaio 2019, 11:44
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La grande attesa dei soldi, la grande paura del posto di lavoro lontano da casa. Febbre da reddito di cittadinanza nei Centri per l'Impiego di Napoli. Cento richieste al giorno agli sportelli dei vecchi Uffici del collocamento di Scampia, Capodichino e Fuorigrotta. Code dalle prime ore del mattino per avere la carta dei 780 euro, così la chiamano. C'è chi vorrebbe già il denaro e chi, stordito dalle notizie frammentarie, vorrebbe capirci di più. Alcuni si iscrivono per la prima volta, altri riattivano vecchie iscrizioni decadute. «L'aspettativa è alta conferma un addetto di sala del Centro per l'impiego di Scampia - riceviamo in alcuni giorni anche 130 persone. Mai vista tanta gente. Vogliono saperne di più, farsi trovare pronti. Insistono per presentare una pre-domanda, una sorta di prenotazione. Temono di rimanere esclusi».

BUROCRAZIA
La struttura di Scampia è all'interno di un edificio polifunzionale: c'è il commissariato di Polizia, ci sono sedi di associazioni e un'ampia vetrata che dà sulla vicina piazza. La bacheca delle proposte di lavoro del Centro per l'impiego è desolante. Ce ne sono solo due: una per analista programmatore laureato in informatica e una per badante di persona anziana. Entrambe scadute dalla metà di dicembre. Chi entra nella struttura, la bacheca degli annunci in realtà nemmeno la guarda. «Difficile spiegare che noi col reddito di cittadinanza non c'entriamo molto racconta un impiegato -. Arriviamo dopo, a quanto pare, per adempimenti successivi. Ma la gente sente notizie dalla tv e corre qui per avere i soldi». Il direttore del Centro è andato in pensione da poco. Lo sostituisce un funzionario, Enzo Garnier, che però si defila. «Chiedete alla Regione dice noi preferiamo non entrare in queste vicende». Ma alla domanda sull'afflusso di richiedenti del reddito di cittadinanza si porta una mano alla fronte e dà un numero: «almeno 100 al giorno».

 
RIFIUTO
Di fronte all'ex collocamento c'è un Centro di assistenza fiscale. Seduta alla scrivania, la responsabile, Rita Frongillo: «Reddito di cittadinanza? Un delirio. Da stamattina siamo già a 110 richieste. Ogni giorno è così. L'attesa è altissima. Molti percepiscono già il Reddito di inserimento, il Rei. Vengono qui a farsi preparare la certificazione Isee. Vogliono essere pronti. Si ha l'idea di una di gara a chi arriva prima. Appena daranno il via libera ci sarà l'assalto. Ma attenzione: hanno paura del posto di lavoro lontano da casa». A conferma, entra un ragazzo di 30 anni, con la moglie e un bimbo piccolo in braccio. Disoccupati, percepiscono il Rei. Vogliono sapere del Reddito di cittadinanza. La prima domanda è se le due misure si possono sommare. La risposta negativa li delude. Poi si affaccia il vero problema. «La proposta di lavoro lontano da casa io la rifiuto», dice senza mezzi termini. «Se devo andare a lavorare fuori per mille, milleduecento euro al mese, non mi conviene. Troppe spese. Resto qui, mi godo mio figlio piccolo e ci arrangiamo in qualche modo. Tanto se vai fuori, di quello che guadagni non ti rimane niente in tasca». «È una posizione molto diffusa sottolinea Frongillo -. C'è un grande timore per questa storia delle proposte di lavoro fuori regione da accettare obbligatoriamente. Finché si tratta di lavorare vicino casa, va bene. Anche la formazione o i lavori utili per i Comuni, vanno bene. Ma nessuno vuole allontanarsi troppo. Da quando fornisco informazioni sul reddito di cittadinanza ho sempre sentito che un lavoro fuori regione sarebbe rifiutato, anche a costo di perdere il sussidio. Anzi, qualcuno proprio per questo vorrebbe restare con il Reddito di inclusione, che non prevede questo passaggio». Nel Caf entra a chiedere spiegazioni una signora di mezza età: «siamo in quattro, tutti disoccupati dice io, mio marito e due figli di 25 e 27 anni. La domanda chi la deve fare? Il capofamiglia? E se esce un posto di lavoro mica lo danno a lui? Meglio darlo a uno dei miei due figli». Domande che restano senza risposta. Le regole non si conoscono ancora nel dettaglio. Ma intanto meglio farsi fare un certificato Isee e tenersi pronti.

POVERI E NO
L'assalto riguarda anche gli uffici postali, che nella girandola di notizie vengono spesso nominati. «Qui da noi dice la direttrice del piccolo ufficio postale di Scampia, proprio davanti alle cosiddette case dei puffi vengono a chiedere le giacenze medie. Si tratta di un certificato che attesta i depositi su conti e carte, in modo da ottenere l'Isee. Anche noi siamo sui 100 al giorno, ormai. Qualcuno arriva e vuole direttamente la Carta. Ma questo avviene da sempre, anche con gli altri bonus. Poveri? Non solo. C'è di tutto». La grande attesa riguarda anche il centro per l'Impiego Napoli est, che si trova in una traversa di Calata Capodichino, e abbraccia tutta l'area orientale di Napoli. «All'apertura dice un impiegato allo sportello in coda ci sono solo richieste per il reddito di cittadinanza. Il lavoro lontano da casa? A basso salario, lo rifiuterebbero tutti. Non conviene. Qui nessuno muore davvero di fame». «Se volevo lavorare lontano mica aspettavo il governo conferma Nicola, 37 anni, sposato, disoccupato, due bambini piccoli -. Avrei fatto la valigia e sarei partito. Vado fuori solo con uno stipendio buono, ne deve valere la pena. Se mi danno mille euro resto a casa con la famiglia e mi arrangio. Un piatto a tavola sempre si mette».
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