Non la vogliono perché «è sporca» e «puzza». La piccola Rosa, 5 anni e un’infanzia negata a Napoli, è l’emblema del dato allarmante che emerge dal quarto Indice regionale della Fondazione Cesvi in Italia: la Campania maglia nera per i maltrattamenti ai minori. La nostra regione, ventesima in classifica, registra il peggior livello in capacità di cura di sé e degli altri, in possibilità di vivere una vita sana e sicura, di lavorare e accedere a risorse. Ancor più allarmanti sono i numeri su Napoli, dove il 39% dei minori, ossia duemila tra bambini e adolescenti, sono vittime di maltrattamenti. Che non sono soltanto fisici e psicologici, ma anche consistono anche nel vedersi negare bisogni primari come il sostentamento, le cure sanitarie, la scuola e il loro stesso futuro che, in alcuni casi, purtroppo è già scritto e senza speranza. Un’emergenza acuita purtroppo durante la pandemia, come testimoniano gli operatori del terzo settore.
Rosa ha 5 anni, è autistica e vive in un basso, in mezzo ai rifiuti. Quel tugurio nei vicoli del centro storico di Napoli è la sua casa: è lì che vive insieme ai genitori. Una storia di degrado sociale che fa rabbrividire, se si pensa che la piccola non ha nemmeno i vestitini per coprirsi, non mangia né viene sottoposta alle cure di cui avrebbe bisogno perché nessuno le si avvicina. Per la gente Rosa e i suoi familiari sono «sporchi». Tanto che anche a scuola (frequenta la prima elementare) la rifiutano, nonostante la madre - che soffre di disturbi cognitivi - la accompagni ogni mattina. E che dire del marito? Un papà disoccupato e con un disagio mentale che la bimba vede spesso picchiare la madre, perché non c’è nulla da mangiare. Il rischio - o forse la salvezza - come fanno sapere i servizi sociali, è che la minore finisca in una casa famiglia. Dall’altra parte della città, nella periferia nord, vive Marco, 14 anni e un destino forse già segnato. Il padre, giocatore d’azzardo e alcolizzato, picchiava e abusava la madre a giorni alterni.
Se in cima allo Stivale svetta una regione come il Trentino Alto Adige, che risulta “virtuosa” in tema di maltrattamenti all’infanzia, c’è invece un’altra, la Campania, che è addirittura maglia nera. A dirlo è il report della Fondazione Cesvi redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e presentato online alla presenza del ministro per la famiglia e le pari opportunità Elena Bonetti. Dallo studio emerge che le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni sono occupate da Campania (20), Sicilia (19), Calabria (18) e Puglia (17). La Campania, in particolare, si conferma una regione a “elevata criticità” che combina una situazione territoriale particolarmente difficile, sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi di prevenzione e contrasto al fenomeno. Proprio per questo Fondazione Cesvi è attiva qui dal 2017 per prevenire e contrastare i fenomeni di trascuratezza e maltrattamento infantile operando nella periferia di Napoli, quartiere di San Pietro a Patierno, insieme alla cooperativa sociale Il Grillo Parlante. Lo scenario descritto dall’organizzazione in riferimento al capoluogo campano è allarmante: il 39% dei minori, ovvero circa duemila bambini e adolescenti, risultano vittime di maltrattamenti, spesso all’interno della famiglia. Gli interventi di Cesvi agiscono in due direzioni, da un lato rafforzando le risorse a disposizione dei bambini e delle famiglie, dall’altro impattando positivamente sull’ambiente e la comunità circostante. Per sostenere i progetti legati all’infanzia a rischio la Fondazione ha inoltre lanciato la campagna sms solidale “Quando sarò grande”, attiva fino al 22 maggio.