Infanzia negata, a Napoli 2mila bambini maltrattati: la Campania è maglia nera

Infanzia negata, a Napoli 2mila bambini maltrattati: la Campania è maglia nera
di Giuliana Covella
Martedì 4 Maggio 2021, 23:38 - Ultimo agg. 5 Maggio, 18:00
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Non la vogliono perché «è sporca» e «puzza». La piccola Rosa, 5 anni e un’infanzia negata a Napoli, è l’emblema del dato allarmante che emerge dal quarto Indice regionale della Fondazione Cesvi in Italia: la Campania maglia nera per i maltrattamenti ai minori. La nostra regione, ventesima in classifica, registra il peggior livello in capacità di cura di sé e degli altri, in possibilità di vivere una vita sana e sicura, di lavorare e accedere a risorse. Ancor più allarmanti sono i numeri su Napoli, dove il 39% dei minori, ossia duemila tra bambini e adolescenti, sono vittime di maltrattamenti. Che non sono soltanto fisici e psicologici, ma anche consistono anche nel vedersi negare bisogni primari come il sostentamento, le cure sanitarie, la scuola e il loro stesso futuro che, in alcuni casi, purtroppo è già scritto e senza speranza. Un’emergenza acuita purtroppo durante la pandemia, come testimoniano gli operatori del terzo settore.


Rosa ha 5 anni, è autistica e vive in un basso, in mezzo ai rifiuti. Quel tugurio nei vicoli del centro storico di Napoli è la sua casa: è lì che vive insieme ai genitori. Una storia di degrado sociale che fa rabbrividire, se si pensa che la piccola non ha nemmeno i vestitini per coprirsi, non mangia né viene sottoposta alle cure di cui avrebbe bisogno perché nessuno le si avvicina. Per la gente Rosa e i suoi familiari sono «sporchi». Tanto che anche a scuola (frequenta la prima elementare) la rifiutano, nonostante la madre - che soffre di disturbi cognitivi - la accompagni ogni mattina. E che dire del marito? Un papà disoccupato e con un disagio mentale che la bimba vede spesso picchiare la madre, perché non c’è nulla da mangiare. Il rischio - o forse la salvezza - come fanno sapere i servizi sociali, è che la minore finisca in una casa famiglia. Dall’altra parte della città, nella periferia nord, vive Marco, 14 anni e un destino forse già segnato. Il padre, giocatore d’azzardo e alcolizzato, picchiava e abusava la madre a giorni alterni.

Fino a quando un anno fa se n’è andato di casa. Così il ragazzo ha manifestato tutta la sua rabbia con atteggiamenti aggressivi verso familiari, compagni di classe e docenti. Gli unici a cui sembra dare ascolto sono gli educatori che si prendono cura di lui. «La verbalizzazione con Marco è molto faticosa - spiegano - deve essere sempre stimolata, sollecitata e agganciata sul piano della fiducia. Il suo comportamento altro non è che un atteggiamento di ribellione verso la figura paterna». Storie che rendono necessario un intervento urgente sul sistema dei servizi alla famiglia e ai minori, come sottolinea Gloria Zavatta, presidente Fondazione Cesvi: «Le istituzioni devono agire subito. Dopo anni di mancati investimenti il nostro Paese si è presentato chiaramente impreparato alla prova della pandemia. È dunque indispensabile un rafforzamento dei servizi territoriali. Occorre ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei Liveas (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale)».


Se in cima allo Stivale svetta una regione come il Trentino Alto Adige, che risulta “virtuosa” in tema di maltrattamenti all’infanzia, c’è invece un’altra, la Campania, che è addirittura maglia nera. A dirlo è il report della Fondazione Cesvi redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e presentato online alla presenza del ministro per la famiglia e le pari opportunità Elena Bonetti. Dallo studio emerge che le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni sono occupate da Campania (20), Sicilia (19), Calabria (18) e Puglia (17). La Campania, in particolare, si conferma una regione a “elevata criticità” che combina una situazione territoriale particolarmente difficile, sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi di prevenzione e contrasto al fenomeno. Proprio per questo Fondazione Cesvi è attiva qui dal 2017 per prevenire e contrastare i fenomeni di trascuratezza e maltrattamento infantile operando nella periferia di Napoli, quartiere di San Pietro a Patierno, insieme alla cooperativa sociale Il Grillo Parlante. Lo scenario descritto dall’organizzazione in riferimento al capoluogo campano è allarmante: il 39% dei minori, ovvero circa duemila bambini e adolescenti, risultano vittime di maltrattamenti, spesso all’interno della famiglia. Gli interventi di Cesvi agiscono in due direzioni, da un lato rafforzando le risorse a disposizione dei bambini e delle famiglie, dall’altro impattando positivamente sull’ambiente e la comunità circostante. Per sostenere i progetti legati all’infanzia a rischio la Fondazione ha inoltre lanciato la campagna sms solidale “Quando sarò grande”, attiva fino al 22 maggio.
 

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