Movida, pub negli scantinati: inchiesta sui mancati controlli

Movida, pub negli scantinati: inchiesta sui mancati controlli
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 26 Aprile 2018, 08:14 - Ultimo agg. 09:43
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Carte false per tenere a battesimo un locale notturno. Dichiarazioni fasulle per segnalare l'inizio della propria attività lavorativa, in mancanza degli attestati richiesti.

È uno dei filoni di indagine che punta a verificare la correttezza delle pratiche alla base della nascita di decine di locali pubblici in zona centro storico o in altri spaccati «in» della movida partenopea.

Un'ipotesi investigativa che punta a fare chiarezza sulle cosiddette «scia», le segnalazioni certificate di inizio attività, documenti spediti in questi mesi agli enti locali (Asl e uffici comunali in primis) per ufficializzare l'apertura di bar, paninoteche, night in una delle zone più ambite della città. È solo uno dei filoni investigativi legato alla movida di Napoli, alla luce di esposti indirizzati in Procura negli ultimi tempi da comitati cittadini e semplici residenti.

Centro storico, motore turistico cittadino, la Procura ha deciso di aprire un fascicolo su quanto sta avvenendo all'ombra di Decumani e mura antiche. Un filone ad hoc sul boom di attività commerciali legate al by night, a proposito delle richieste indirizzate agli enti locali per dare notizia dell'apertura di una nuova attività, ma che punta a fare chiarezza anche sugli eventuali controlli che ne sono derivati.

Inchiesta esplorativa, al momento c'è un faro acceso su alcuni locali «all'altezza del piano stradale» che si sono trasformati in attività ricettive, tra ristorazione e decibel impazziti.
 
Stando alle denunce arrivate in Procura, non tutto sarebbe in regola. Anzi. In alcuni casi, ci sarebbero sempre gli stessi errori nelle istanze spedite agli enti locali, quasi a suggerire l'esistenza di un metodo. Ambienti angusti (in passato veri e propri «bassi»), completamente scollegati da ogni genere di servizio o di infrastrutture, che si trasformano in ristoranti, pub o discoteche, grazie ad attestati che si sono rivelati quanto meno posticci.

È la conseguenza del boom turistico di questi giorni, l'altra faccia del fiume di visitatori che ha invaso la città, a partire proprio dal centro storico. Uno scenario che ora finisce, almeno per questo aspetto, sul tavolo di uno dei pm che si occupano del caso movida napoletana. Come è noto, negli ultimi mesi è nato un gruppo intersezionale in Procura, che si occupa delle eventuali criticità legate alla cosiddetta movida cittadina. Centro storico, Chiaia, Vomero, ma anche il versante occidentale di Coroglio sono gli osservati speciali, mentre fioccano esposti e denunce a difesa della vivibilità cittadina.

Tra i più attivi, il comitato per la quiete pubblica napoletana, guidato dall'avvocato Gennaro Esposito, che da tempo si batte contro caos e deregulation selvaggia.

Non solo schiamazzi notturni, non solo inquinamento acustico e ambientale. A leggere le denunce spedite ai piani alti della Procura di Napoli, c'è dell'altro. Si parte da una domanda: esiste un collegamento tra le certificazioni spedite agli enti locali e i controlli che vengono condotti da ispettori ed esponenti delle forze dell'ordine?

A leggere le denunce spedite dai comitati, qualche criticità è emersa. A partire dalle perizie allegate o dai nomi dei consulenti che vengono indicati all'interno delle cosiddette «scia», che dovrebbero attestare la correttezza di un inizio di attività, ma anche la possibilità in termini di legge di trasformare un locale interrato in un accorsato punto di ristorazione. E sono stati proprio alcuni cittadini ad indossare i panni dei detective, a chiedere accesso agli archivi di Asl e Comune per verificare la correttezza di alcune procedure. Indagini sul campo, che ora sono finite nelle stanze della Procura di Napoli. Un'inchiesta - quella sulle «scia» - finita all'attenzione del pool sicurezza urbana, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Rosa Volpe.

Tocca ora ai magistrati napoletani andare a caccia di riscontri, verificare il contenuto delle denunce presentate in questi mesi. Un'indagine contenitore, con tante facce: si va dal disturbo alla quiete pubblica, alla proliferazione di locali pubblici ricavati da bassi e seminterrati, dalla falsificazione di istanze spedite al silenzio assenso di chi avrebbe il dovere di svolgere accertamenti. E non è tutto. Poche settimane fa, è stato il penalista Roberto Imperatore a presentare un esposto, sempre in tema di movida, per denunciare un episodio inquietante: il testa coda, a scopo intimidatorio, fatto da un'auto sparata a tutta velocità contro un corteo che marciava a Coroglio in difesa di un principio, la giusta sintesi tra il diritto dei commercianti a lavorare nelle zone turistiche e il diritto a qualche ora di quiete. Un episodio sinistro che basterebbe da solo a raccontare il clima che da qualche mese si è abbattuto sulla movida cittadina.
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