Marocco, orgoglio e delusione anche a Napoli tra cori, abbracci e couscous

Partita rigorosamente trasmessa in arabo, siamo a Napoli ma sembra di stare a Marrakech

Cori, abbracci e couscous: uniti nel sogno Marocco
Cori, abbracci e couscous: uniti nel sogno Marocco
di Gennaro Di Biase
Giovedì 15 Dicembre 2022, 07:03 - Ultimo agg. 16 Dicembre, 08:33
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L'aria è rarefatta nella notte d'Oriente. La tensione è di quelle che non si dimenticano: di mezzo, per il popolo marocchino di Napoli, ci sono la storia, il «riscatto sociale» e la sfida contro la Francia ex colonizzatrice. C'è anche chi prega, al fischio d'inizio e durante il match, tra un falafel e un cous cous. Le stesse scene che intanto vanno in scena Rabat e in altre zone del paese africano. Ma siamo allo Shisha tra via Foria e piazza Carlo III, zona afro-partenopea, storico locale della comunità marocchina. La semifinale mondiale la si guarda da qui: tutti concentrati sul campo. Perché il rettangolo verde, ieri sera, era il recinto della storia di un'intera nazione. Tanti altri marocchini hanno cucinato l'agnello, come da tradizione, e si sono riuniti nelle case. Pronti a quell'esplosione di gioia in piazza Garibaldi che, stavolta, non si è verificata. La sconfitta è arrivata, ma l'orgoglio non è stato affatto cancellato.

Partita rigorosamente trasmessa in arabo. Siamo a Napoli, ma sembra di stare a Marrakech. Marocchini partenopei di prima o seconda generazione, urlano e tifano in dialetto partenopeo. Fanno cori anti-milanisti, parlano dello scudetto del Napoli. Prima dell'inno, cantato a squarciagola partita, registriamo gli umori di una comunità che in questi giorni sta raccogliendo il sostegno di tutte le altre etnie di migranti, dai senegalesi agli ucraini, dai nigeriani ai napoletani. «Un avvenimento straordinario - sospira Rashid Akazou, ristoratore e gestore di Shisha, anche se mentre parla la Francia è in vantaggio - Essere tra le prime 4 squadre del mondo non ha prezzo.

Siamo felicissimi e anche in Marocco, la gente festeggia tutto il giorno e hanno dimenticato la crisi. Con questo risultato ha vinto l'integrazione: chi ci incontra per strada ci ammira di più». Non solo marocchini, nel locale di via Foria, ma anche cingalesi, senegalesi e un paio di napoletani. «Theo Hernandez, il milanista, sta sempre a terra - grida una ragazza senegalese mentre tifa Marocco - Lo batteremo in campionato col Napoli». Tutti a sostenere la favola, bandiera alla mano o in spalla, in una notte d'Oriente che si è giocata in Qatar. 

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C'è stato anche tanto riscatto sociale nella semifinale mondiale. Un riscatto indelebile, che resta scritto nella storia dello sport e che si è già trasferito nella verità della strada, tra piazza Carlo III e dintorni. «Questo mondiale, per me, è il migliore mai visto - dice in dialetto marocchino Jamal Bougar, che ha 34 anni e fa il pasticcere - Si tratta di un evento storico, sia per il Marocco che per tutta l'Africa. Ho vissuto anche in Francia, e posso dire che anche i giocatori delle due nazionali sono amici tra loro». Imane El Hazibi ha 24 anni, indossa il burqa e parla un misto di francese, torinese, napoletano e arabo. «In Marocco le persone stanno dando regali in beneficienza sorride si regala il cous cous in moschea, e qualcuno ha perfino gettato soldi dalle auto. Si sta pregando di più. Il Marocco, oggi, è un posto felice. Sono a Napoli da 5 anni, ma ho la cittadinanza italiana perché ho vissuto a Torino, e ho frequentato medie e superiori in Marocco, a Khouribga. Faccio l'università, frequento Lingue per le Nuove Professioni al Suor Orsola. Mi mancano 8 esami alla laurea. Questa partita sarebbe una grande rivalsa sociale. Noi siamo stati educati in maniera pacifica, e non per essere contro la Francia. In ogni caso, una sfida alla pari tra una colonia e il paese colonizzatore è una grande storia da raccontare. Tifo Marocco per amore del Marocco. In ogni caso, abbiamo fatto la storia, abbiamo cambiato le cose». E così è stato. In questo inverno qatariano, il Marocco ha sovvertito le gerarchie del mondo. 

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