Midollo osseo, il virus frena i donatori: «Servono volontari, non abbiate paura»

Midollo osseo, il virus frena i donatori: «Servono volontari, non abbiate paura»
di Nunzia Marciano
Domenica 18 Aprile 2021, 10:30 - Ultimo agg. 19 Aprile, 08:56
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«Con il Covid non possiamo più fare attività di piazza, a scuola o nelle università che erano il nostro bacino principale e chiudendo questi serbatoi è diventato molto più complicato sensibilizzare alla donazione»: a parlare dell'ennesima difficoltà legata alla pandemia è Michele Franco, presidente dell'Admo Campania (Associazione donatori midollo osseo), che però, alla maniera tipicamente napoletana, come afferma lui stesso, ha fatto di necessità virtù. «In Campania sappiamo arrangiarci e ho trovato un escamotage: usiamo i centri trasfusionali aperti e facciamo lì i nostri incontri. Ovviamente - spiega - abbiamo dovuto cambiare il modo di porci, perché l'età media in queste strutture è più alta ma cerchiamo di coinvolgere i ragazzi e diffondere la cultura delle donazioni. Ci sono richieste di compatibilità quotidianamente anche in Campania, ma non abbiamo contezza del numero se non dalle statistiche nazionali. 

«Il Covid comunque non ha rallentato la diagnostica in questi casi: si è rallentata la donazione questo sì, ma non la diagnosi. Sappiamo che si ammalano di più i bambini di patologie leucemiche ed è più complicato spostarsi». Un anno fa la scomparsa della piccola Elisa Pardini, la bambina di cinque anni di Pordenone che con la sua storia coinvolse e sensibilizzò il mondo intero: «Dopo la storia di Elisa - racconta Franco - c'è stato Alessandro Maria Zancan che sensibilizzò allo stesso modo: noi fummo una delle prime regioni italiane a rispondere; e poi Gabriel e Diana.

Elisa ha dato una spinta forte agli altri a fare appello e sensibilizzare, mentre prima era una specie di tabù, che adesso invece è stato superato». Con Elisa si è aperto un mondo e gli stessi genitori sono usciti dal tabù di avere un figlio malato. La donazione del midollo osseo è una trasfusione, non un'operazione chirurgica; nel 98% dei casi avviene dalla vena, solo nel 2% dei casi si usano altri metodi. Bisogna avere tra i diciotto e i trentacinque anni per iscriversi al registro, compilare un questionario ed eseguire un prelievo di sangue o saliva.

Poi si è inseriti in un registro mondiale. In Campania dal 2016 è stato riaperto il registro: a oggi sono circa 30mila i donatori, un numero esiguo rispetto al Nord, dove c'è un'altra cultura, per la donazione non solo del midollo ma anche degli organi, «dove hanno fondi consistenti mentre noi abbiamo debiti - precisa Franco - ed è per questo che lanciamo l'appello sia per le donazioni sia per un sostegno all'Admo». 

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Un anno dalla scomparsa di Elisa, dunque, venuta a mancare nell'aprile del 2020. A ricordarla sono i suoi genitori Sabina e Fabio: «Elisa era una bimba con tanta voglia di vivere, pesava poco ma il suo corpicino era però pieno di energia. Era lei a dare forza a me e anche se stare in ospedale accanto al suo letto per tre anni mi ha portato ad avere parestesie, lo avrei fatto per sempre se fosse servito. Adesso tutto ciò che ho di lei è il ricordo del suo sorriso», racconta la mamma.

La storia di Elisa fece il giro del mondo tanto da coinvolgere nomi di rilievo internazionale come Umberto Tozzi e Anastacia che accolsero l'appello lanciato dai genitori. Ma per la piccola non bastò: l'unico donatore aveva una compatibilità non piena ma fu l'unico utilizzabile. «Elisa ha avuto tanta sofferenza nel giorno della sua morte e questo va al di là del dolore per la perdita. Per noi trovare la serenità vorrebbe dire rimettere a posto tutti i tasselli e avere un quadro generale di quello che le è accaduto», racconta papà Fabio che ha creato la pagina Facebook Fabio Pardini per Elisa e che proprio in un post scrive come se a parlare fosse Elisa: «Se potesse, Elisa chiederebbe perché tutto questo è accaduto a lei e forse chiederebbe, come ci chiediamo anche noi, se si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso, se scelte diverse avrebbero portato a conclusioni diverse. Purtroppo questo è ciò che tutti noi non smetteremo mai di chiederci e ci sono risposte che non so se avremo mai». L'insegnamento di Elisa va al di là della morte, ed è che bisogna aggrapparsi alla vita, senza darsi mai per vinti, ancora di più nel mezzo di una pandemia che di fronte a quella morte ha messo il mondo intero spalle al muro. 

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