Giovani, studenti, figli della buona borghesia napoletana. Ma anche: violenti al punto tale da piazzare sui social gli esiti delle proprie bravate. Hanno spaccato i denti a un coeataneo, aggredendolo in tre contro uno; poi se la sono presa con un secondo ragazzo, che ha rimediato ferite meno gravi. Non si è trattato di una rapina. Certamente non lo hanno fatto per soldi, ma solo per affermare il proprio istinto di gruppo. Eccoli quelli del branco di Corso Umberto. Sono in tre, sono stati inchiodati (almeno per ora) dalle testimonianze delle vittime e dalle immagini ricavate dal sistema di telecamere di negozi lungo il Rettifilo. Sono in tre ad essere finiti in comunità, al termine di un'inchiesta condotta dal pool che si occupa di aggressioni giovanili della Mobile del primo dirigente Fabbrocini e del dirigente Vessicchio.
È il 9 gennaio scorso, in via Mezzocannone, dove furono brutalmente picchiati due ragazzini non ancora 17enni. In sintesi, per questa aggressione, due 17enni e un 16enne oggi sono accusati di lesioni aggravate ai danni di due coetanei.
Ma ecco la ricostruzione della Mobile, puntualmente avallata dal pm e dal gip minorili: «Alla luce della pericolosità sociale allarmante dei minori, considerata la gravità dell'evento delittuoso perpetrato con il concorso di più persone e in pregiudizio di altri minori, tanto da cagionare la rottura di ben quattro incisivi frontali, superiori e inferiori. Gli indagati hanno agito con estrema violenza, in quanto armati di bottiglie di vetro, utilizzando la forza intimidatrice del concorso di tre persone, agendo con spavalderia e spregiudicatezza, consumando il reato con il voto scoperto, consapevoli di essere in un esercizio commerciale sottoposto a videosorveglianza, in orario notturno in piena zona movida, come quella del centro storico partenopea».
Ma non è tutto. Nei confronti dei tre soggetti finiti in comunità di recupero ci sono altri sospetti, che dovranno essere vagliati dall'autorità giudiziaria. Gesta poco gratificanti, violenza fine a se stessa, in una trama di episodi dove - almeno a leggere la ricostruzione della squadra mobile - non è mancata una buona dose di astuzia. È il caso della presunta messinscena organizzata qualche giorno dopo aver consumato l'aggressione a carico dei due minorenni. Uno dei tre avrebbe simulato di essere stato vittima di un'aggressione, per allontanare da sè il sospetto di aver picchiato e spaccato i denti al coetaneo. Uno scenario condito anche da una presunta falsa testimonianza, che è ovviamente al vaglio degli uomini di via Medina. Ma non è tutto.
C'è un capitolo ad hoc che riguarda il compiacimento a mezzo chat. Stando a quanto si legge nell'informativa, proprio dallo spulcio dei cellulari, sono venute fuori delle chat cariche di autoesaltazioni. Restiamo sul fronte della violenza e della pericolosità sociale: «I tre utilizzavano strumenti atti ad offendere come un manganello telescopico che, di volta in volta, è servito da tutti i componenti del gruppo per usare violenza nei confronti delle differenti vittime».